Utifar
N4 NUOVO COLLEGAMENTO 2019
Qualche tempo fa, una collega di ritorno da un periodo di ferie a Cortina d'Ampezzo, scrisse su Facebook un post che generò una piccola discussione tra colleghi. A grandi linee, la dottoressa raccontava di essersi recata in una farmacia per chiedere di misurare la pressione, servizio per il quale le è stato fatto pagare un prezzo di 4 euro.
è sempre utile quando un farmacista veste i panni del cliente: si notano aspetti che spesso si danno per scontati e, comunque, si vede con un sano senso critico come operano i colleghi.
Nel caso in questione, tuttavia, la vicenda riveste un ulteriore significato e ci fa ragionare su come sia disomogenea e confusa l'offerta dei servizi in farmacia.
E' vero: stiamo parlando del più basilare dei servizi e, in un momento nel quale la Telemedicina offre grandi prospettive e la diagnostica in farmacia rappresenta un cammino già intrapreso, parlare della vecchia, solita, pressione sembra quasi anacronistico.
Al contrario, credo che sia dalle piccole cose che si costruisce un solido futuro.
Rispondendo e commentando il post della dottoressa, i colleghi hanno preso varie posizioni. Chi non farebbe mai pagare il servizio della misurazione della pressione, chi invece chiede quale sia l'importo corretto, chi lamenta che, ormai, i cittadini sono abituati a questo servizio in forma gratuita e, se dovesse essere fatto pagare anche un solo euro si rischierebbe di perdere il cliente.
Esiste poi la tipica attenzione a come si muovono le farmacie vicine e si sta molto attenti a non fare pagare di più per non deludere le aspettative della clientela.
Da questa incertezza su come proporre un servizio consolidato come la misurazione della pressione, si comprende quanto instabili siano le basi della farmacia dei servizi. Molti colleghi continuano a percepirla non tanto come un possibile settore che produce reddito, ma solo come un modo per attirare in farmacia clientela e per fidelizzarla. Chi ragiona con quest'ottica, giusta o sbagliata che sia, opera con tariffe che spesso coprono a malapena le spese vive e a volte nemmeno quelle.
Cosa fare? Un primo passo è ragionare seriamente sulla questione, sia a livello individuale, sia collettivo e di categoria, per fare in modo che la farmacia dei servizi rappresenti un settore volto a qualificare la farmacia agli occhi del Ssn e del cittadino e non un terreno commerciale sul quale farsi ingenue battaglie per strappare qualche cliente al collega vicino.
Ragioniamoci, insomma, e qualunque sia il nostro pensiero circa l'esperienza raccontata dalla collega in vacanza a Cortina d'Ampezzo, iniziamo a fare mente locale su come crescere in modo credibile e con quel minimo di uniformità che sia lontana dal corporativismo, ma anche dal prestare il fianco a facili critiche e impietosi confronti da parte del pubblico.
L'importante è, comunque, conoscere il campo nel quale si opera il servizio ed essere convinti dell'affidabilità degli strumenti che utilizziamo. Solo acquisendo questa sicurezza, non ci sembrerà di chiedere "troppo", ma di chiedere il giusto compenso per l'opera professionale prestata.
Un altro argomento che mi preme di introdurre a pochi giorni dal voto per le elezioni europee riguarda gli eventuali colleghi candidati. A mio avviso, una rappresentanza nel Parlamento europeo è un punto di forza per l'intera categoria e può aiutarci a far sentire la nostra voce in Europa e in Italia. Il mio auspicio è che i colleghi votino uniti gli eventuali farmacisti che si vorranno candidare, indipendentemente dal colore del partito per il quale correranno alle elezioni. In questo momento, per la farmacia, credo sia più importante pensare in modo pragmatico alle scelte concrete, piuttosto che in modo ideologico agli schieramenti di partito. Un invito, quindi, a prestare attenzione alle comunicazioni che indicano i colleghi candidati.