Utifar
N. 8 novembre-dicembre 2015
La prossima, inevitabile rivoluzione negli assetti proprietari delle farmacie ripropone, nella discussione interna alla categoria, il concetto di "fare rete". Ci sono svariate ragioni per le quali un gruppo di farmacie potrebbe trarre benefici da un'unione d'intenti e da un accordo operativo. Nel corso degli anni, qualche esempio di "rete" o di "catena" tra farmacie lo si è visto. Gruppi di colleghi si sono uniti per creare condizioni di acquisto più convenienti, altri per mettere in atto politiche di marketing più efficaci, altri ancora per rendersi maggiormente riconoscibili dal pubblico. Se escludiamo le cooperative per la distribuzione del farmaco, realtà consolidate che tutti conosciamo, gli altri esempi di aggregazione tra farmacie hanno avuto un respiro corto, spesso sviluppatosi solo a livello locale.
Quella di "fare rete" è dunque, al tempo stesso, una questione vecchia e nuova. Per certi versi, oggi assistiamo ad una riproposizione di un qualcosa di cui, negli anni, si è già parlato molto. Non dico questo in chiave polemica: tutt'altro. Penso anzi che unire le forze sia il modo più naturale e saggio attraverso il quale i piccoli possono fare fronte all'attacco dei grandi. Questo vale in ogni ambito, figuriamoci quando si tratta di affrontare l'ingresso dei capitali e di nuove realtà che si faranno strada a colpi di offerte commerciali, di attività di marketing e via dicendo. Come è emerso nel corso del convegno di Palermo "La farmacia, la professione, le istituzioni: confronto sulla farmacia che cambia" organizzato da Roberto Tobia e del quale riportiamo in questo numero un'ampia sintesi, occorre fare rete per affrontare ad armi pari il capitale che si affaccia nel mondo delle farmacie.
Altro aspetto che è emerso con forza a Palermo riguarda la necessità che le farmacie valorizzino la professionalità e le competenze per distinguersi dalla grande distribuzione e da nuovi gruppi che entreranno nel mercato. Personalmente, ritengo che le due questioni - fare rete ed essere competenti - non siano separate. Fare rete per gestire gli aspetti operativi della farmacia (dagli acquisti, al marketing, fino agli aspetti finanziari e alla contabilità) può essere senza dubbio una strategia vincente. Ma perché non pensare anche ad una rete per valorizzare la professionalità? Utifar lavora in questa direzione ormai da tempo, proponendo progetti formativi mirati e di alta qualità (vedi la Scuola di Galenica Utifar) e insistendo sulla necessità di valorizzare i singoli settori della farmacia.
La formazione è il primo passo. A questo seguono altri aspetti non meno importanti come la scelta dei prodotti da offrire, che devono essere di qualità e le cui caratteristiche devono essere perfettamente conosciute dal personale della farmacia.
Vi è poi l'accoglienza al cliente, il dialogo costruttivo che deve portare il farmacista non alla vendita, bensì ad entrare in contatto con i reali bisogni di chi si ha di fronte. Le competenze, quindi, vengono prima di tutto. Ma sarebbe sbagliato sederci sugli allori e pensare che le piccole farmacie di oggi siano già sufficientemente preparate e che il grande capitale offrirà necessariamente un'offerta meno professionale. Occorre al contrario investire in competenze e farlo non da soli, bensì supportati da una rete di colleghi. Ecco l'auspico mio personale e di tutto il Consiglio di Utifar per il 2016, anno nel quale l'associazione promuoverà ancor più la sua consolidata missione di fare rete tra colleghi per accrescere la professionalità dei singoli attraverso progetti condivisi. L'auspicio è che sempre più colleghi aderiscano a questa visione dell'associazione, partecipando attivamente e riscoprendo l'orgoglio di essere una Farmacia Utifar. Questa è già una rete, dove gli associati sono accomunati dalla consapevolezza che la professionalità è frutto di un lavoro continuo e riconoscibile dal pubblico.
Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori di Novo Collegamento.
Eugenio Leopardi