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Editoriale
20 maggio 2015
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N. 4 Maggio 2015
ARTEFICI DEL NOSTRO FUTURO

Una cosa è certa: indietro non si torna. Il Ddl che regolamenterà l'ingresso dei capitali nella farmacia italiana, attualmente nel pieno del suo iter parlamentare, determinerà un nuovo modello di farmacia che oggi facciamo fatica ad immaginare. Probabilmente, si riuscirà ad ottenere qualche modifica al disegno di legge e ci auguriamo che sia a favore della farmacia e della nostra professione. Ma la forma che prenderà la farmacia del futuro non sarà determinata dai paletti, più o meno rigidi, che la normativa vorrà prevedere, quanto, piuttosto, da come opereranno sul mercato le farmacie, da una parte, e i capitali che saranno interessati a creare catene di farmacie, dall'altra.Il futuro, questa volta più che mai, sembra più nelle nostre mani che in quelle del legislatore che, del resto, ha già deciso.Sebbene a prima vista il Ddl possa apparire un danno per la categoria, nella realtà si aprono nuove strade, finora inesplorate dai colleghi. Anzitutto, saremo più liberi di definire il nostro futuro avendo davanti più opzioni: vendere l'attività con una platea più ampia di acquirenti, acquistare altre farmacie e creare una rete, entrare a fare parte di una catena già esistente, acquisire nuovi soci, e via dicendo. Anche le attuali problematiche successorie saranno di più facile soluzione.I nuovi scenari societari, potenzialmente infiniti, apriranno anche nuovi spiragli di aggregazione tra le farmacie. Potremo creare catene forti da contrapporre a quelle che il mercato determinerà nel tempo. Tali aggregazioni, al momento solo ipotizzate, hanno tutto il mio plauso ad una unica condizione: che non rappresentino lo strumento per giochi ambigui o consolidamento del potere.Ben vengano le parole che incentivano l'unita tra i farmacisti. Da oggi fino alla data della trasformazione in legge di questo disegno, bisogna lavorare e ipotizzare quale sarà lo scenario futuro e quali opportunità presentare ai colleghi. Nel 2016 avremo una legge che prevede l'ingresso di soci non farmacisti, che si troveranno di fronte a farmacie economicamente solide, ad aziende in difficoltà e a realtà appena avviate. Utifar si impegnerà, come sempre, a confrontarsi con i colleghi e con i tecnici, sia del settore, che esterni al mondo della farmacia. Il compito di chi vuole essere di aiuto ai colleghi, forse spaesati, è quello di lavorare per offrire al momento opportuno delle soluzioni, in linea con le nuove leggi, ma che rafforzino la nostra identità, che non potrà più essere un'identità individualistica, come è stato finora, ma dovrà essere quella di professionisti, che si strutturano per mantenere in vita uno dei migliori sistemi di distribuzione del farmaco sul territorio, nell'interesse dei cittadini e nella tutela di una professionalità riconosciuta da tutti.

Eugenio Leopardi

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