Utifar
N 4 2017 Nuovo Collegamento
Qualche giorno fa, mi è capitata tra le mani, del tutto casualmente, una relazione che mio padre fece in occasione del primo congresso nazionale Federfarma. Era il primo novembre 1977. L'Italia era molto diversa, attraversata dai problemi politici e di ordine pubblico che tutti ricordiamo. Anche il mondo, nel suo insieme, era molto diverso, senza l'informatica che oggi è così pervasiva nella nostra società. Leggendo la relazione di mio padre, mi sono subito accorto che qualcosa strideva. "Ma come è possibile - mi sono chiesto - eravamo in tempi così diversi e la relazione per il primo congresso di Federfarma è ancora così attuale?". In certi passaggi, la relazione è tanto attuale da sembrare, addirittura, avveniristica. In uno dei punti, per esempio, la relazione di mio padre recitava: "La FEDEFARMA, Federazione Nazionale Titolari di Farmacia, dal canto suo ha da tempo sollecitato l'attuazione di una nuova formula per la distribuzione del farmaco nel Servizio Sanitario Nazionale, richiedendo il riconoscimento delle prestazioni professionali del farmacista attraverso un onorario svincolato dal costo dei medicinali". Era il 1977, lo stiamo ancora chiedendo! Utifar, dal canto suo e del tutto inconsapevole di questa relazione, ha riproposto le stesse cose nel suo convegno al Parco dei Principi di Roma nell'ottobre del 2009. Quaranta anni dopo la proposta di mio padre, 8 anni dopo la riproposta di Utifar, sebbene oggi tutti condividano l'idea di una remunerazione professionale, siamo ancora legati al prezzo del farmaco. Questo episodio, che riporto in chiave di provocazione, è tanto reale quanto indicativo di come la farmacia si sia evoluta in un modo molto particolare. Di certo, per quanto certe istanze siano ancora le stesse per il semplice fatto che sono (ancora) irrisolte, non si può dire che la farmacia di oggi sia la stessa del 1977. Tuttavia, i pochi progressi fatti sono dovuti ai singoli farmacisti, alle loro iniziative individuali, alla loro voglia e necessità di stare al passo con i tempi, di contrastare o cavalcare i cambiamenti, di offrire nuovi servizi e una nuova professionalità al proprio pubblico. A tirare in avanti sono stati i singoli, non la categoria nel suo insieme. Se molte delle riflessioni del 1977 sono sovrapponibili a quelle di oggi, significa che la categoria è rimasta ferma, bloccata da qualche fardello, da qualche meccanismo interno che, al di là dalle singole persone che la hanno rappresentata negli anni, ha dimostrato di non essere all'altezza dei suoi compiti. Ci si potrebbe chiedere a cosa serva un sindacato di categoria se poi a tirare la carretta del cambiamento sono i singoli, in ordine sparso, ciascuno a suo modo. Il rovescio della medaglia di questa situazione è rappresentato dalle molte farmacie che il cambiamento, da sole, non sono state in grado di affrontarlo e che oggi si trovano in gravi difficoltà economiche. Come uscirne? Il primo passo da fare è valorizzare i nostri punti di forza. Dal Bilancio Sociale delle farmacie italiane, ricerca che Utifar ha condotto con la collaborazione del Centro Studi Sintesi - Cgia di Mestre, emerge che quotidianamente in farmacia entrano circa tre milioni di italiani. Di questi, circa un terzo degli 800mila cittadini che ricevono un consiglio, escono dalla farmacia senza avere effettuato acquisti. Secondo la nostra ricerca, "la consulenza informativa offerta del farmacista è formalmente gratuita per l'utente, ma impiega 2 ore di lavoro al giorno per addetto, con un costo medio di 10 mila euro all'anno per addetto per farmacia".
Occorre dare una veste istituzionale a questo servizio offerto gratuitamente ai cittadini. Di certo, risulterebbe difficile e forse controproducente farci pagare dal pubblico per il consiglio. Tuttavia, dobbiamo fare in modo che questo ruolo ci venga riconosciuto dalle istituzioni che continuano, ancora oggi, a pensare che dal farmacista sia tutto dovuto. Queste rivendicazioni non possono essere portate avanti dai singoli farmacisti, ma devono essere promosse e perseguite dalle nostre rappresentanze di categoria. Noi di Utifar stiamo lavorando per dare una veste istituzionale al consiglio in farmacia. Il nostro progetto di "Farmacista Counselor" prevede una formazione di alto livello e, alla fine del percorso formativo, l'iscrizione ad un albo che certifichi la qualifica professionale acquisita. Vorremmo non essere, tra 40 anni, citati per avere precorso i tempi o ricordati come emblema di altri 40 anni di inattività delle rappresentanze di categoria. Vorremmo che la categoria si muovesse con noi, oggi. Nel 1977, la farmacia era ancora un'oasi protetta.
Ora non è più così, e dobbiamo chiedere che quello che meglio sappiamo fare, ovvero supportare il cittadino con un consiglio professionale, ci venga riconosciuto e sia adeguatamente valorizzato.
Eugenio Leopardi