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Editoriale
01 settembre 2009
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Agosto - Settembre 2009
Un nuovo sistema di retribuzione

I provvedimenti che il Governo ha preso nel mese di luglio, sia a nostro favore sia penalizzandoci, hanno dimostrato quanto l'anello debole della distribuzione del farmaco, vale a dire la farmacia, sia quello su cui è più facile intervenire. Mi sembra che quello che è il costo della distribuzione da parte del farmacista non è mai visto come tale, ma come uno dei tanti "privilegi" di cui la categoria gode e che quindi può essere variato a piacimento. Nessuno riesce a comprendere, e noi non riusciamo a spiegarlo, che quel margine sul quale si sforbicia liberamente non rappresenta solo l'utile del farmacista, ma anche il costo di tutti quei servizi che quotidianamente eroghiamo. Dalla validazione della ricetta alla corretta conservazione dei farmaci, dai consigli sul farmaco e sui suoi effetti indesiderati alla sostituzione con analoghi più convenienti per il paziente, dalla reperibilità continua alla presenza capillare in comuni e frazioni anche piccolissime sono tutti servizi che il farmacista offre in cambio di un margine che include tutto ciò. Da quando fu reintrodotto lo sconto al Ssn, dopo la sua abolizione nei confronti nostri e dell'industria farmaceutica, è stato un continuo crescere della percentuale che le farmacie riconoscono allo Stato: siamo andati ben oltre quel 6 per cento che veniva pagato prima. Peccato che lo Stato si sia dimenticato di reintrodurlo anche a carico dell'industria farmaceutica e peccato che i nostri rappresentanti non abbiano ricordato in maniera incisiva. Forse se l'industria tornasse a pagare quel 19 per cento che pagava in passato, i conti della spesa farmaceutica tornerebbero. Come dicevo prima, siamo l'anello debole del sistema di distribuzione e allora forse bisogna iniziare a ragionare su quanto già ventilato da colleghi ben più rappresentativi di me, cioè sull'ipotizzare un nuovo sistema di remunerazione per la farmacia italiana. Sull'argomento, questa volta, vorremmo avere le idee chiare prima di sposare una tesi e vorremmo provare a gestire un eventuale cambiamento anziché subirlo. Per questo abbiamo voluto organizzare a Roma, per il mese di ottobre, un convegno (anzi io la definisco una sessione di studio) dove ascolteremo le esperienze di colleghi di Paesi dove sono stati adottati sistemi diversi di remunerazione e dove cercheremo di ipotizzare cosa succederebbe se tale cambiamento avvenisse in Italia. Sarà un primo convegno che ci auguriamo serva a stimolare il contributo di tutti i colleghi in termini di proposte e di valutazioni.

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