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06 luglio 2019
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N5 NUOVO COLLEGAMENTO 2019

Da sempre, Utifar si impegna per la formazione del farmacista, tanto da avere fatto di questo ambito il fulcro della propria attività. Negli ultimi anni, anche attraverso lo spazio offerto da questi editoriali, vado ricordando l'importanza che la formazione riveste per il futuro del nostro settore. Credo di avere ripetuto questa mia convinzione in ogni occasione, in ogni dibattito istituzionale e in ogni incontro pubblico: solo elevando il livello e la qualità della nostra preparazione professionale potremo ritagliarci un ruolo di valore nella sanità di domani.
Ora, è tempo d'estate. Le occasioni di incontro tra colleghi e gli eventi formativi si riducono, per poi riprendere appieno con il mese di settembre. Da questo punto di vista, l'estate è forse il momento migliore per fare il punto della situazione, per tirare qualche somma e valutare lo stato dell'arte. Più ci rifletto, più mi accorgo che siamo arrivati ad un punto nel quale non è più sufficiente sensibilizzare i colleghi rispetto all'importanza di accrescere le proprie competenze e quelle della categoria nel suo insieme: occorre un vero cambio di marcia, un salto di qualità che porti la formazione ad essere, finalmente, davvero efficace.
Quali sono, allora i punti sui quali occorre lavorare per rendere concreto questo salto di qualità? A livello istituzionale, credo che i due terreni di lavoro debbano essere da un lato la revisione del progetto Ecm (che a mio avviso si è rivelato un totale fallimento,', ', ', '), dall'altro l'inserimento nel contratto di categoria di riconoscimenti che valorizzano il tempo e gli sforzi dedicati alla formazione.
Oggi, il 70% dei farmacisti gravita attorno all'azienda farmacia. La formazione individuale è talmente importante che non può essere relegata a qualche corso per seguire il quale il farmacista dipendente deve fare i salti mortali e fare combaciare i tempi formativi con gli impegni personali e con gli orari di lavoro. Non è pensabile parlare di valorizzazione professionale, di acquisizione collettiva di nuove competenze e nuove professionalità (per esempio sui farmaci biotecnologici, ma non solo) se il percorso formativo dei singoli rimane, come oggi, un percorso teso alla raccolta dei punti necessari ad assolvere gli obblighi formativi.
Servono motivazioni differenti e il salto di qualità al quale mi riferisco non vede solo una rivoluzione nel sistema Ecm e nel riconoscimento professionale ed economico del tempo dedicato alla formazione. Prevede, invero, un cambio di mentalità a mio avviso decisivo. Occorre passare dalla formazione vista come ambito individuale ad una formazione di squadra condivisa da tutto il personale della singola farmacia. I vantaggi sono evidenti: un team di lavoro con competenze specifiche e integrate, la valorizzazione del tempo dedicato all'aggiornamento (che sarebbe integrato nell'orario di lavoro,', ', ', '), il confronto tra colleghi, la motivazione, e via dicendo.
Mi rendo conto che una visione di questo tipo della formazione richiede degli adattamenti concreti e pratici. In Utifar ci stiamo già lavorando, per esempio, alla progettazione di moduli brevi ed elastici della durata di 15 - 20 minuti da fruire nell'orario di lavoro. Le idee non mancano e anche chi sta acquisendo nuove farmacie sta importando modelli formativi del tutto innovativi. Si tratta di metterli in pratica e di avviare qual cambio di mentalità che sta alla base di ogni salto di qualità. E in tema di formazione, questo salto è più importante che mai.

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