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19 marzo 2016
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N. 2 marzo 2016

Probabilmente, quando questo numero arriverà in farmacia, sapremo come è andata a finire la discussione che si è aperta tra categoria e politica. Il capitale esterno avrà piena libertà di investire nel mondo della farmacia o sarà stato inserito nel testo della legge qualche "paletto"?

Se ne discute da tempo. A volte con eccessiva leggerezza. La rivista dell'Ordine di un importante provincia ha perfino ironizzato sull'argomento, titolando: "Il paletto dove lo metto". Al di là di questo modo di comunicare che non condivido, ritenendolo poco consono per un'istituzione come l'Ordine professionale, credo che ci dovremmo fermare a riflettere prima di porre limitazioni e vincoli eccessivi ai capitali.

Già la farmacia italiana festeggiò una vittoria, che si rivelò di Pirro, quando si riuscì ad ottenere l'obbligo della presenza di un farmacista negli esercizi di vicinato, contribuendo a creare una classe di farmacisti insoddisfatti.

Non vorrei che oggi stessimo brindando a una seconda vittoria di Pirro, gioendo perché siamo riusciti ad inserire dei "paletti" che potrebbero dissuadere gli investitori esterni ad avvicinarsi al mondo della farmacia.

Io sono stato sempre favorevole ad una convivenza con i capitali esterni: è da tanto che la farmacia ne avrebbe bisogno. Oggi sono preoccupato perché è risaputo che abbiamo un 20/30 per cento di farmacie in difficoltà, tenute in piedi o dal sistema bancario, o dal sistema della distribuzione. Entrambi, probabilmente, hanno aiutato le farmacie anche in attesa delle evoluzioni legislative.

Cosa succederebbe se domani a queste farmacie venissero tolti i sostegni e si trovassero sul mercato?

Il capitale di pertinenza dei soli farmacisti sarebbe in grado di acquisire queste farmacie ad un valore corretto, o aspetterebbe, non avendo concorrenza, di acquistare al ribasso?

Tanto per fare qualche numero, per una città come Roma, parliamo di 150/200 farmacie in seria difficoltà. Se queste fossero acquistate al ribasso, non si andrebbe ad innescare una diffusa diminuzione del valore generale delle farmacie?

E siamo sicuri che il capitale dei farmacisti non sarebbe comunque influenzato, dietro le quinte, da capitali esterni?

Più che false speranze o facile ironia, sul tema dei paletti dobbiamo fare un'analisi completa e valutare gli effettivi rischi e i benefici che comporterebbero le limitazioni imposte a chi vuole investire nel settore.

E' su questi interrogativi che dobbiamo lavorare, perché abbiamo a cuore anzitutto due aspetti: la sostenibilità economica delle farmacie e la difesa del loro valore.

Di questi aspetti abbiamo parlato approfonditamente nel nostro appuntamento di Utifar Neve e ne discuteremo nella nostra manifestazione di Farmacista Più, a Firenze, dal 18 al 20 marzo, dove avvalendoci di tecnici ed esperti, cercheremo risposte che rendano più trasparente il nostro futuro.

Eugenio Leopardi

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