Utifar
Tra sogno e realtà
Il mio, forse, è solo un sogno. A volte, immagino quello che sarebbe accaduto se ciascuno degli attori della filiera che riguarda il farmaco si fosse limitato ad interpretare il proprio ruolo. Immagino, per esempio, come sarebbe oggi se le farmacie non si fossero fatte attrarre dalla corsa agli sconti e se non avessero enfatizzato il proprio ruolo commerciale a discapito di quello professionale. Non riesco a collocare, con esattezza, il momento esatto nel quale è avvenuta questa trasformazione. Immagino, ancora, come sarebbe diverso se le cooperative non avessero svolto quasi unicamente il compito di fornitori e, anziché diventare, a tutti gli effetti, dei grossisti e dei partner commerciali, avessero puntato sul ruolo per le quali sono nate: offrire supporto alle farmacie. Come accade nel mondo dei sogni, ci si può anche spingere oltre e immaginare come sarebbero valorizzate oggi le farmacie se le Asl non avessero iniziato a fare ciò che devono fare i farmacisti, privando i professionisti del farmaco del proprio ruolo. Uscendo da una fase onirica ed immaginaria per immergerci nella realtà e nell'attuale, non ci resta che prendere atto della realtà e constatare che l'equilibrio si è spostato: il commercio in farmacia e le terapie farmacologiche più innovative in ospedale. Come porre rimedio a questa situazione, che rischia di confinare le farmacie al mero ruolo di vendita in ambito wellness, piccole patologie e vecchie terapie per le cronicità più banali, lasciando il campo della farmaceutica moderna alla Asl?
La ricetta è una sola, e lo andiamo ripentendo da tempo: riacquistare quella professionalità che nessuno più ci riconosce, a partire dalla Asl, passando per le istituzioni che, al di là di qualche buona manifestazione di intenti del ministro Beatrice Lorenzin, peraltro rimasta lettera morta, non ci riconoscono una funzione attiva nel mondo della nuova medicina, per arrivare alle nostre cooperative, per le quali siamo dei clienti a rischio fallimento.
Sì, è vero, è difficile riconquistare professionalità all'interno di un mondo che tende a non riconoscerla. Tuttavia, è l'unica arma che abbiamo a nostra disposizione. E non basta parlare, né, tanto meno, sognare. Occorre attivarsi e seguire i percorsi formativi necessari per rimetterci al passo con i tempi. Dobbiamo farci trovare pronti, se la farmacia verrà inserita a pieno titolo, come tutti ci auguriamo, nella gestione del paziente cronico.
Questo percorso, a ben pensarci, altro non è che un percorso di aggiornamento. Mi si potrà obiettare che di aggiornamento ne facciamo già abbastanza: da quello obbligatorio, a quello facoltativo. Ma quale aggiornamento seguiamo? Questa è la vera domanda che dobbiamo porci se non vogliamo, come nel mio sogno, finire pigramente per addossare la colpa sempre e solo agli altri attori, assolvendoci e sentendoci, costantemente, vittime.
Un aggiornamento moderno, al passo con i tempi, deve prevedere una formazione accurata sulle nuove terapie transgeniche, sui nuovi protocolli di cura, sulle tecnologie più all'avanguardia in ambito medico, sui nuovi criteri diagnostici, sulle ultime evidenze in ambito di prevenzione.
Siamo pronti a farlo? Altrimenti non ci resta che sognare.
Eugenio Leopardi