Utifar
PULSIONI COMMERCIALI E PROFESSIONALITA'
Stiamo ormai andando verso la fine del secondo anno di pandemia. Abbiamo vissuto un'emergenza senza precedenti e, dalle pagine di questa rivista, abbiamo affrontato molti tra gli aspetti scientifici che riguardano il virus, i danni che provoca nel nostro organismo e le possibili soluzioni per contrastarne gli effetti. C'è ancora molto da capire e da scoprire e cercheremo di seguire le evoluzioni della ricerca, per offrire ai nostri lettori nuovi spunti di riflessione e di aggiornamento professionale. Ma accanto alle questioni scientifiche, in questi mesi abbiamo seguito da vicino l'evoluzione della nostra professione. Anche in questo ambito, il prossimo futuro riserverà molte questioni sulle quali riflettere e non mancheranno ulteriori sviluppi della nostra professione.
Abbiamo appena imboccato una strada nuova, dalla quale non torneremo indietro: la strada di una farmacia dei servizi finalmente operativa e concreta. Oggi, la farmacia svolge una serie di funzioni indispensabili per il Ssn e di estrema utilità per il cittadino. Penso al servizio di vaccinazioni e al monitoraggio attraverso i tamponi. Non è cosa da poco che la farmacia sia il luogo dove i cittadini si recano per ottenere il green pass.
Alcuni tra voi potranno obiettare che si tratta di servizi legati all'emergenza e che, una volta terminata la pandemia, la farmacia tornerà ad essere quella di prima. Personalmente, sono convinto che le conquiste fatte in termini di riconoscimento di una nuova professionalità siano ormai definitive. Ma questo dipenderà, innanzitutto, da noi.
Occorre perseguire gli atteggiamenti virtuosi fin qua adottati per fare in modo che i risultati ottenuti dai rappresentanti di Federmarma, della Fofi e, in una certa parte, anche da Utifar si concretizzino in conquiste permanenti per la categoria.
Mi rendo conto che l'emergenza, accanto a nuove mansioni per la farmacia, ha portato ad un carico di lavoro straordinario e a difficoltà organizzative senza precedenti. Non possiamo, tuttavia, non accorgersi dei risultati che questi sforzi hanno prodotto in termini di valorizzazione della nostra professione. Torniamo un attimo indietro nel tempo. Nelle prime settimane dell'emergenza, le farmacia erano prese d'assalto per l'acquisto di gel mani e di mascherine che erano diventate introvabili. Si cercava la farmacia, in buona sostanza, per l'acquisto di prodotti ritenuti di prima necessità, non per un consiglio o per un servizio di più alta valenza professonale. In quei mesi, il fattore prezzo era determinante. Si sentivano i cittadini parlare delle farmacie in termini puramente commerciali: "A quanto trovi il gel mani nella tua farmacia? E le mascherine? Le vendono singole o in confezioni multiple?". Stavamo per essere scavalcati a destra dagli ipermercati e a sinistra dai tabaccai, entrambi in grado di vendere gel mani e mascherine. Il lavoro dei nostri rappresentanti di categoria lo ha evitato. Nel tempo, è stato fatto molto di più: si è portato il farmacista ad essere percepito a tutti gli effetti un operatore sanitario in grado di somministrare un vaccino, eseguire un tampone, collegarsi alle piattaforme regionali per scaricare un green pass. Certo, i passaggi per un pieno riconoscimento sono ancora molti, penso a quelli contrattuali e a un diverso sistema di remunerazione. Ma il primo, importante passo è stato fatto.
Proprio per questo, mi sento di stigmatizzare i comportamenti di quei colleghi che vivono anche questi nuovi servizi in un'ottica commerciale.
Vedo, per esempio, offerte di tipo tre per due sui tamponi, con prezzi concorrenziali comunicati via social o sugli schermi al led per "rubare" clientela alle farmacie limitrofe. Ritengo questo tipo di iniziative davvero poco professionali. Non sono iniziative che portano lustro alla farmacia e, soprattutto, non lo portano a quei colleghi collaboratori, che si sono dedicati a queste attività professionali. Non mi sembra di aver visto mai la pubblicità di un cardiologo che offre il sesto ECG gratis. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra professionalità ed essere consapevoli che buona qualità non è sinonimo di buon prezzo.
Mettiamo da parte, per un momento, quelle pulsioni commerciali e concorrenziali che talvolta, purtroppo, vedo ancora prevalere.