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14 maggio 2018
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N 4 NUOVO COLLEGAMENTO 2018

Noi di Utifar lo stiamo segnalando da tempo: il cambiamento nel mondo della farmaceutica, con l'avvento dei farmaci innovativi e la continua erosione del prezzo di quelli tradizionali, avrebbe portato ad una serie di conseguenze per la farmacia e la sua sostenibilità economica. Ora, la situazione é sotto gli occhi di tutti e vi é la diffusa consapevolezza che una risposta concreta a questi cambiamenti vada messo in atto. E al più presto. Ma cosa è accaduto? Da un lato, la riduzione dei prezzi dei farmaci dispensati in regime Ssn, non accompagnata da una modifica del sistema di rimborso alla farmacia, ha determinato una forte perdita di marginalità per le farmacie. Dall'altro lato, la farmacia è rimasta totalmente esclusa dalla gestione dei farmaci innovativi. L'insieme di queste due condizioni ha avuto forti ripercussioni sui bilanci della farmacia e, se non si trovano soluzioni immediate, la sostenibilità del sistema non sarà più garantita. Ma come rispondere? Nell'ambito dei convegni di Cosmofarma, si è molto discusso di farmacia dei servizi e di una maggiore integrazione delle istituzioni farmacia all'interno del servizio sanitario. Personalmente, sono rimasto molto colpito dall'intervento di Nello Martini. L'ex direttore generale dell'Aifa ha presentato alcuni dati che rappresentano, in maniera inconfutabile, il trend che noi di Utifar abbiamo percepito, giorno dopo giorno, in questi ultimi anni. I dati dicono che nel 2000 la spesa convenzionata (retail,', ', ', '), ovvero i farmaci distribuiti dalle farmacie in regime Ssn, rappresentava l'81,8% della spesa territoriale complessiva, mentre nel 2010 tale valore è sceso al 60%. Parallelamente, la spesa ospedaliera (acquisti diretti) è passata dal 18,2% del 2000 al 40% del 2010, con una crescita esponenziale. Il trend si è quindi invertito e oggi la spesa farmaceutica di è spostata dalla farmacia all'ospedale. Sempre secondo Martini, se i dati vengono proiettati al 2020 la forbice andrà accentuandosi ancora di più. Di conseguenza, se, nel 2000, la farmacia gestiva la gran parte del processo assistenziale, garantendosi quasi l'82% della spesa farmaceutica a carico del Ssn, oggi la farmacia ne gestisce il 40% e tale valore si ridurrà del 20% nel giro di soli due anni.
In risposta a questo trend occorre riappropriarsi della gestione dei farmaci dispensati in regime Ssn. Le strategie non possono che essere due. Anzitutto la farmacia deve diventare l'interlocutore principale delle istituzioni nella gestione delle malattie croniche. Occorre fare capire allo Stato che attraverso la farmacia si può risparmiare, guadagnando in aderenza terapeutica e riducendo gli sprechi. Oggi abbiamo una grande chances: l'approvazione del piano nazionale sulla cronicità e su questo bisogna lavorare in modo che il farmacista vi sia inserito a pieno titolo e diventi il raccordo tra le varie componenti professionali coinvolte, forte della sua competenza e della sua presenza capillare sul territorio. Le istituzioni che ci rappresentano stanno facendo molto in queste direzioni e ci auguriamo di vedere presto nuovi sviluppi, in questo senso. Occorre però che anche ogni singolo farmacista faccia la sua parte, rendendosi disponibile a collaborare ai progetti che verranno presentati. Le sperimentazioni sull'aderenza alla terapia o gli screening sulle varie patologie non vanno visti come una perdita di tempo, ma come un investimento sul nostro futuro.
Quello che oggi può apparire come un inutile dispendio di energie e di risorse, molto probabilmente domani sarà il terreno sul quale si muoverà la nostra professione. Per questo motivo dobbiamo arrivare a questo appuntamento aggiornati, in modo da continuare ad essere il vero esperto del farmaco, di ogni tipologia di farmaco. Noi di Utifar stiamo lavorando da tempo per offrire ai farmacisti percorsi formativi che vadano in questa direzione. Il nostro percorso "Il Farmacista Counselor" è orientato a formare colleghi in grado di gestire al meglio ogni aspetto che riguarda la professione.
Anche in questo caso ricordiamoci che l'aggiornamento professionale non è una perdita di tempo, ma un investimento per il nostro futuro.

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