Utifar
NON ABBIAMO BISOGNO DI COMIFAR!
Nelle mie intenzioni, questo editoriale avrebbe dovuto essere dedicato al tema dei vaccini e, in particolare, alle evoluzioni positive che riguardano la figura del "farmacista vaccinatore". Grazie al corso lanciato nei mesi scorsi da Utifar e agli interventi di Fofi e Federfarma, l'ipotesi delle vaccinazioni in farmacia sta infatti assumendo una forma sempre più concreta.
Mi urge, invece, soffermarmi sulla sconcertante iniziativa recentemente intrapresa da Comifar, attraverso le farmacie del gruppo Valore e Salute. Per chi ancora non lo sapesse, si tratta di un progetto per la consegna a domicilio dei medicinali e per l'erogazione delle ricette elettroniche a distanza. La novità sta nel fatto che il servizio sarà svolto non dalla farmacia, ma direttamente dal grossista. Se si trattasse di un gioco da tavolo, il cittadino vedrebbe erogati i propri medicinali senza dover passare dal via e senza la necessità che il gioco preveda la casella "farmacia".
Purtroppo, si tratta di una iniziativa che somiglia più ad un parricidio che al gioco del Monopoli. Ci sono alcuni parricidi che, pur nella loro crudeltà, sono destinati a passare alla storia. Penso a Bruto che, uccidendo Giulio Cesare, cambia il corso dell'Impero Romano. O a Platone che, superando il maestro Parmenide in un parricidio ideologico che prenderà il nome di parmenicidio, cambierà per sempre i dogmi della filosofia, superando il concetto dell'essere unico e articolando l'essere in una pluralità di idee o essenze o forme. Un parricidio metaforico, questo. Platonico, appunto.
Quello che Comifar sta compiendo ai danni della farmacia ha poco di platonico e anche poco di nobile. Mi sembra assomigliare molto più alla disperata carneficina messa in atto, nel 2001, dal principe del Nepal Dipendra che, dopo avare ucciso il padre e l'intera famiglia che non voleva accettare il suo imminente matrimonio rivolse l'arma contro sé stesso. Fu eletto re, ma pochi giorni dopo morì in ospedale vittima di un parricidio che rimarrà solo nelle cronache e passerà certo alla storia.
Richiamando queste immagini di omicidio dei propri padri, mi sono chiesto più volte a chi possa giovare questo avventato scatto in avanti. Potrebbe giovare a Comifar, per vendere qualche pezzo in più? Oppure per acquisire una banca dati di cittadini, con la tipologia dei loro consumi, preparandosi ad un'attività indipendente dalla farmacia? Oppure può essere utile ai colleghi che stanno aderendo all'iniziativa, nella convinzione di rubare qualche vendita al vicino (sport mai caduto in disuso,', ', ', '), senza pensare che così si allontanano i cittadini anche dalla propria farmacia?
Mi sono perfino chiesto se, in buonafede, qualche collega stia pensano che questa iniziativa possa essere utile per anticipare e contrastare un'eventuale evoluzione in questa direzione da parte di Amazon o di colossi simili. La sola risposta che ho trovato è che questa novità non giova a nessuno e, di certo, non abbiamo bisogno di iniziative che indeboliscano la nostra vera risorsa: la professionalità. è su questa risorsa che dobbiamo lavorare e non possiamo certo farlo tenendo lontano il cittadino dalla farmacia.
Rendiamoci conto che così facendo perdiamo ogni ruolo professionale. Chi spiegherà al cittadino che comprare l'Efferalgan, dopo che la Tachipirina non gli ha fatto effetto, non ha alcun senso, perché sono la stessa cosa? Un algoritmo di Comifar? La nostra forza è il consiglio: una risorsa della quale i cittadini hanno sempre più bisogno, soprattutto da quando i medici di base hanno scelto di ridurre in modo significativo i contatti diretti con i propri assistiti.
Anzichè ideare progetti suicidi, lavoriamo insieme per accrescere la nostra professionalità. Aumentiamo le nostre competenze, consolidiamo quel concetto di "squadra della farmacia", responsabilizzando chi ci lavora, gratificando e premiando chi si impegna di più, chiedendo a gran voce quel cambiamento del contratto di lavoro, che deve necessariamente passare da contratto del commercio a contratto del personale sanitario. Solo così sopravviveremo ai cambiamenti importanti che ci aspettano.
Vorrei invitare tutti i farmacisti a non andare appresso a promesse di facili guadagni. Rivolgendomi direttamente a Comifar, vorrei invece rimarcare un mio vecchio convincimento, ovvero che sia importante che ciascuno pensi a fare bene il proprio lavoro e non ad accreditarsi come consulente o come partner, cercando di sfruttare sempre di più l'azienda farmacia.
La sostenibilità del comparto farmacia non passa attraverso iniziative di questo genere, ma attraverso una professionalità al passo con i tempi, che dia sicurezza al cittadino e gli consenta di riconoscere nella farmacia il luogo dove poter esporre i propri problemi e trovare una risposta. Guardandoci negli occhi.