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01 marzo 2007
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Marzo - 2007

Non rende la politica del continuo rifiuto ad affrontare le proposte sollevate dalla società o dalle istituzioni pubbliche per migliorare il nostro servizio.
Se l'Antitrust critica l'attuale sistema degli orari di apertura è un errore negarsi al confronto.
Il problema esiste: lo conoscono i consumatori e gli stessi farmacisti, ma non è certamente di facile soluzione. A mio parere molti sono i problemi su cui possiamo e dobbiamo apertamente confrontarci con il potere politico: vediamone alcuni.
Lo Stato ha la necessità di contenere la spesa dell'assistenza sanitaria, ma anche l'obbligo di assicurarne l'efficienza. Aiutiamolo a raggiungere questi obiettivi, senza ledere gli interessi della farmacia, che già assicura un buon servizio ad un costo contenuto.
In Francia si sono ottenuti elevati risparmi concordando con le farmacie l'aumento dei quantitativi di dispensazione dei farmaci generici. E' un obiettivo realizzabile anche in Italia. I farmacisti sono già disponibili, serve solo qualche pressione in più sul medico prescrittore. In cambio i colleghi francesi hanno ottenuto sovvenzioni per l'invio telematico dei dati delle ricette, per l'aggiornamento professionale e per garantire il servizio notturno.
Altri problemi li crea la distribuzione per conto, sistema ideato per ridurre la spesa: il SSN acquista ad un prezzo molto basso i farmaci, soprattutto quelli molto cari, e li fa poi distribuire alla farmacia riconoscendole un compenso calcolato sul prezzo, variabile da regione a regione.
Attuando la farmacia una semplice prestazione professionale, sarebbe logico remunerarla non con un compenso calcolato in percentuale su un prezzo variabile, ma con un onorario fisso per ricetta o per confezione, meglio definibile anche fiscalmente. Duplice il risultato: evitare pericolose trattative al ribasso e dimostrare, agli amministratori di quelle ASL, che hanno optato per la distribuzione diretta, che il nostro costo è inferiore a quello delle loro strutture.
Oltre a questi problemi, che riguardano i rapporti con la pubblica amministrazione e sono di pertinenza dei nostri organismi di rappresentanza, Federfarma e Fofi, il singolo farmacista dovrebbe migliorare il suo rapporto con la cittadinanza.
Gli occorre innanzitutto perfezionare la qualità dell'informazione sul corretto uso del farmaco e sulla scrupolosa osservanza della terapia. Inoltre, laddove possibile, dovrebbe predisporre in farmacia un angolo appartato per fornire al paziente consigli terapeutici in modo riservato, diventando così il "medico" per le piccole patologie curabili con i farmaci di automedicazione, i fitoterapici e gli integratori alimentari.
Su questi prodotti dovrebbe inoltre garantire una adeguata sicurezza e quindi attivarsi nella scelta degli stessi in base alla loro qualità e nelle segnalazioni delle loro eventuali reazioni avverse. La farmacovigilanza deve funzionare anche per questi medicinali, come dimostrano gli effetti indesiderati evidenziati di recente per alcune piante medicinali.
Il farmacista è l'unico sanitario che li tratta e che può attivarsi nelle segnalazioni. Questo è il motivo che ha spinto l'Utifar a progettare una rete di farmacovigilanza riservata ai farmacisti.
In Francia i farmacisti sono più avanti di noi. Con l'aiuto del governo hanno organizzato il sistema del "dossier farmaceutico" che raccoglie i dati che ogni farmacista invia sulla dispensazione di farmaci prescritti e consigliati. I dati delle 20.000 farmacie confluiscono poi in un unico server gestito dall'Ordine professionale.
L'obiettivo è di coordinare la qualità e la sicurezza dei prodotti destinati alla salute.
Soprattutto la sicurezza del paziente dovrebbe essere la finalità primaria della sanità pubblica e del mondo della farmacia.
Perseguendo questo obiettivo le farmacie italiane, in collaborazione con le associazioni degli ammalati, potrebbero diventare lo "sportello" per la raccolta delle lamentele dei pazienti sui disservizi delle strutture sanitarie, sia pubbliche che private, dai ritardi eccessivi dei ricoveri e delle visite specialistiche al grado di qualità delle prestazioni ospedaliere.
Sono iniziative che, se attuate, potrebbero servire a migliorare il ruolo professionale e sociale della nostra categoria, che potrebbe così acquisire un peso diverso nel confronto col governo su tutti gli altri grossi problemi che l'assillano.

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