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LA FARMACIA NELLA FASE DUE, TRA NUOVE POLEMICHE E VECCHI ERRORI
Dopo due mesi di lockdown, si è aperta la cosiddetta fase due che ci porterà verso un'estate piena di incognite. La prima fase di questa epidemia si è rivelata davvero complicata per noi farmacisti. L'emergenza ci ha trovato impreparati, senza le adeguate misure di protezione personale e abbiamo dovuto inventarci un modo per fare fronte al dovere di rimanere aperti, cercando di tutelare il più possibile la salute di chi opera in farmacia e dei nostri clienti. Ci ricorderemo di questi mesi, che sono costati anche il sacrificio di non pochi colleghi. Credo che la categoria abbia reagito bene all'emergenza e devo sottolineare che le istituzioni hanno esitato un bel po' a riconoscere gli enormi sforzi che abbiamo compiuto.
La farmacia avrebbe potuto essere coinvolta maggiormente. Tuttavia, ritengo che non sia il tempo delle polemiche. Meglio affrontare i prossimi mesi con un atteggiamento costruttivo che favorisca un coinvolgimento attivo delle farmacie nelle prossime fasi.
Ci troveremo di fronte ad una realtà molto diversa rispetto a quella dei mesi trascorsi. La farmacia ha davvero molte opportunità da cogliere per ribadire il proprio ruolo di soggetto naturalmente vocato alla prevenzione e al monitoraggio sul territorio. Auspico un nostro maggiore coinvolgimento, in questa fase due, magari in rete con i medici di medicina generale per poter insieme dare quel supporto territoriale così fondamentale nella gestione di una epidemia e del monitoraggio di eventuali nuovi focolai.
Nel passaggio dalla fase uno alla fase due, lo sappiamo bene, la farmacia è stata oggetto di polemiche rispetto alla questione delle mascherine, quando invece le energie e le attenzioni mediatiche avrebbero dovuto andare in tutt'altra direzione, per esempio, quella di spiegare al pubblico che il mercato delle mascherine non è impazzito a causa nostra, ma a causa dell'aumento dei prezzi di acquisto ai quali spesso abbiamo dovuto fare fronte.
Ma è difficile spiegarlo, quando ci dobbiamo difendere dall'operato di alcuni colleghi che hanno alimentato la confusione, speculando, a loro volta, sui prezzi di vendita delle mascherine proprio nel momento in cui queste erano carenti. Se si fossero comportati in maniera differente, non si sarebbe scatenata quella cascata mediatica che ha travolto la nostra immagine. Anche le visite della guardia di finanza sono state motivate da comportamenti ben precisi; e le stesse inchieste televisive, per quanto criticabili, non avrebbero trovato quel terreno fertile allo scandalo che, come ben sappiamo, vanno cercando.
In definitiva, sono convinto che il comportamento di pochi farmacisti abbia prestato il fianco ad una critica faziosa e messo a rischio l'immagine di tutta la categoria. Quanto è accaduto merita una seria riflessione per il futuro. Detto questo, mi preme anche lanciare un monito a tutti quei colleghi, spesso ex rappresentanti di categoria, che non hanno trovato di meglio che criticare l'operato di Federfarma, approfittando di un momento di criticità, stimolati dalle prossime consultazioni elettorali. A loro, vorrei ricordare che ogni accordo con le istituzioni è carico di insidie. Si ricorderanno bene, del resto, le condizioni che essi stessi hanno dovuto accettare dagli ex ministri Storace e Bersani. Per non parlare della legge 405 che ancora ci penalizza.
Mi sento di fare, in questo momento difficile per l'emergenza sanitaria in corso, un appello all'unità, nel segno della valorizzazione del nostro ruolo.
Se usciremo più forti da questa emergenza, dipende dal nostro comportamento e dal modo attraverso il quale ci presentiamo alle istituzioni e all'opinione pubblica.
Spendiamo le nostre energie, se veramente abbiamo a cuore la professione, per fare proposte su quello che sarà e dovrà essere la farmacia e il farmacista nel dopo Covid.
Abbiamo ancora molto da perdere, volendo. Ma anche molto da guadagnare.
Dipenderà dai prossimi mesi.