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21 marzo 2022
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N2 NUOVO COLLEGAMENTO 2022

In un'inchiesta molto superficiale pubblicata di recente, il settimanale L'Espresso ha tracciato un quadro impietoso della farmacia, considerata una lobby che ha saputo trarre beneficio dalla tragedia del Covid-19 e, in particolare, dalla diffusione della variante Omicron e dalla normativa relativa allo strumento del Green Pass.
Se si trattasse di una testata di minore importanza, non varrebbe la briga rispondere ad un'inchiesta talmente parziale da non riconoscere alla farmacia il merito di essere stata, in ogni fase della pandemia, sempre presente e vicina ai cittadini. Purtroppo, per , qui non abbiamo a che fare con una testata di poca importanza, quanto, piuttosto con l'idea ancora diffusa che la farmacia goda di chiss  quali benefici particolari. Questa convinzione, che noi sappiamo essere profondamente errata quanto anacronistica, porta ancora ad identificare la farmacia come una casta, tanto da considerare "lamenti" financo le richieste di sostegno delle farmacie rurali. Si tratta di concetti superati non solo dal tempo, ma dai fatti. E dimostrano il non avere ancora compreso l'importanza sociale di un servizio farmaceutico diffuso su tutto il territorio.
Tuttavia,   poco utile che questi concetti vengano richiamati tra di noi, che ben conosciamo la situazione. Urge, invece, reagire a livello mediatico e istituzionale a questa visione distorta della realt , partendo dal criticare questo articolo che getta un'ombra immeritata sulla categoria fin dal suo titolo: "Soldi pubblici e monopolio sui tamponi: la lobby delle farmacie   diventata pi  ricca col Covid-19".
importante che la categoria reagisca unita per riportare una verit  che non pu  essere sacrificata sull'altare di un ipotetica contrapposizione di interessi tra farmacie e parafarmacie, con le prime che durante la pandemia avrebbero beneficiato di favori politici a discapito delle seconde.
La prima risposta che possiamo dare   nel merito delle affermazioni dell'articolo, in particolare laddove si teorizzano guadagni perseguiti nell'ambito dell'emergenza Covid. Nel ricordare che la pandemia ha comportato un grande sacrificio, e non un business, mi spingo a ricordare i molti colleghi deceduti per essere stati a contatto con il pubblico nelle fasi pi  terribili della pandemia o i grandissimi sforzi personali che noi tutti abbiamo fatto per continuare ad offrire il consueto servizio farmaceutico anche quando oberati dall'emergenza.
Abbiamo saputo ricavare il tempo e le energie per prepararci professionalmente per essere pronti a vaccinare i cittadini in maniera sicura e professionale mentre altre professioni ponevano questioni, brontolavano e si nascondevano.
Voglio dire una sola cosa, che deve per  essere chiara a tutti: non l'abbiamo fatto per il denaro.
Non abbiamo intrapreso per denaro n  la strada della vaccinazione in farmacia, n  l'erogazione dei tamponi. Abbiamo, al contrario, risposto professionalmente ad una chiamata e ci siamo attrezzati in tempi record, anche dal punto di vista organizzativo, per svolgere al meglio il nostro compito. E quando ci siamo formati e organizzati, non avevamo la minima idea se ne avremmo avuto un ritorno o una perdita in termini commerciali.
Dispiace vedere che, dopo due anni di sacrifici e di lavoro svolto al fianco dei cittadini, una certa stampa non   in grado di riconoscere i nostri meriti. Tanto che una testata considerata autorevole riporta tutto ad un mero discorso economico e a presunti benefici ottenuti tramite la forza politica della nostra corporazione. Quello dei tamponi non   il primo o l'unico servizio che abbiamo svolto durante la pandemia.
Come per gli altri servizi, anche per i tamponi non ci siamo mossi per ottenere un compenso. Allo stesso modo, non   per soldi che abbiamo portato le bombole di ossigeno a casa dei cittadini, che ne avevano bisogno. Non   per soldi che siamo andati per le case a recuperare quelle stesse bombole, vuote o piene, ma che comunque non servivano pi . Non   per soldi che, dopo dodici ore di lavoro, portavamo le medicine a casa dei cittadini che erano bloccati a casa da questa terribile malattia.
I tamponi, su cui tanto si sofferma l'articolo, accomunandoci addirittura ai giocatori di calcio per guadagni, li potevano fare i medici, i pediatri, i farmacisti. Eppure solo noi ci siamo messi a farli con seriet  e professionalit , accettando di avere a che fare con tanti positivi, pur di dare una mano all'Italia per uscire da questa pandemia. Abbiamo dato una nuova sicurezza ai cittadini, la presenza di un presidio sanitario sempre presente sul territorio dove abitano, dove lavorano, dove si rilassano. In ogni comune c'  una farmacia, piccola o grande che sia, urbana o rurale sussidiata. E tutte si sono organizzate e preparate al meglio per offrire con efficienza servizi unanimemente riconosciuti di alto valore sociale.
Queste evidenze sono talmente palesi e sotto gli occhi di tutti che allora sono io a chiedermi: la nostra efficienza sta forse dando fastidio a qualcuno?
Qualche potere pi  forte, qualche lobby vera, vorrebbe forse ridimensionare la credibilit  che la farmacia ha saputo ottenere agli occhi dell'opinione pubblica? La farmacia   stata penalizzata da anni di leggi che ne hanno ridotto i margini d'azione e hanno introdotto una liberalizzazione del settore talmente repentina da fare traballare pi  di qualche collega dal punto di vista della sostenibilit  economica dell'impresa. Non siamo certo noi ad avere una lobby o una voce ascoltata dai governi e che ci sappia difendere.
Possibile che una testata di qualit  come l'Espresso non riesca a vederlo?

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