Utifar
I RURALI, LA NOSTRA FORZA
Lo scorso 24 novembre, la Camera ha "dimenticato" tra i suoi banchi un emendamento che riguardava le farmacie rurali e che avrebbe dato una boccata di ossigeno alle farmacie più disagiate. L'emendamento alla legge di Bilancio prevedeva un adeguamento dei limiti di fatturato annuo in regime Ssn al netto Iva per accedere alla riduzione degli sconti a favore del Ssn. Il limite per accedere ad una riduzione del 1,5 sarebbe passato da 387 a 450 mila euro. Avrebbe dovuto adeguarsi, passando da 258 a 300 mila euro anche il tetto per beneficiare di una riduzione del 60% delle percentuali di sconto previste in favore del Ssn. Con il parere favorevole dei ministeri della Salute e dell'Economia, si è quindi introdotto un emendamento alla Legge di stabilità che, ad un costo assolutamente irrilevante, avrebbe finalmente colmato una mancanza di 20 anni, nei quali i parametri non sono mai stati rivisti nonostante la legge ne preveda una revisione annuale. Ma se il costo dell'emendamento sarebbe stato irrilevante per il sistema Paese, la sua bocciatura (o meglio, il suo insabbiamento) crea il protrarsi di una situazione ormai insostenibile per moltissime farmacie di frontiera. Questa bocciatura lascia l'amaro in bocca. Non solo per quanto riguarda lo specifico della questione, ma più in generale perché dimostra ancora una volta l'assenza diffusa e generalizzata di interesse per la categoria da parte del mondo politico e istituzionale. Ma noi farmacisti non rurali, possiamo chiamarci fuori e affermare a testa alta che non abbiamo responsabilità se per 20 anni i limiti di fatturato sono rimasti inalterati nonostante la crisi? A mio avviso, dobbiamo fare una forte autocritica, anche perché le farmacie rurali sono l'essenza stessa del sistema farmacia nel nostro Paese; e non difenderle adeguatamente è davvero un peccato mortale.
Pensiamoci bene. Quando noi, nei nostri discorsi pubblici o nelle semplici discussioni informali difendiamo la farmacia, ci serviamo dell'esistenza e del ruolo delle rurali per portare credibilità alle nostre argomentazioni. "La farmacia italiana va difesa perché è ovunque sul territorio". "Siamo presenti anche nei piccoli paesini di montagna". "Chiunque può sempre trovare una farmacia aperta in qualsiasi parte del nostro Paese". "Siamo il primo presidio sanitario sul territorio", e via dicendo. Ogni argomentazione di difesa della farmacia trova nell'esistenza delle rurali un argomento centrale e vincente.
Tuttavia, nei fatti, le rurali vengono poi lasciate sole. E non bastano dichiarazioni di circostanza in occasione di un emendamento dimenticato, salvo poi tornare alla nostra quotidianità lasciando i colleghi rurali alle prese con i conti che non tornano più. Dobbiamo smetterla, noi farmacisti di città, di pensare che la pianta organica sia stata pensata per difendere i nostri confini. Dobbiamo smetterla, noi farmacisti di città, di citare le rurali solo quando ci fa comodo per difendere la nostra immagine di servizio sul territorio. Dobbiamo, una volta per tutte, aiutare i colleghi rurali perché loro rappresentano la nostra professione meglio di chiunque altro. E ogni volta che vogliamo valorizzare la nostra professione, dobbiamo prendere ad esempio il loro lavoro quotidiano. Guardate, non sto facendo un discorso demagogico, né tantomeno riproponendo quel pericoloso appiattimento verso il basso che la categoria, boicottando la concorrenza, ha auspicato e forse determinato nei decenni passati, quando l'idea di fondo era evitare spinte in avanti delle farmacie più "commerciali" in modo da mantenere una più ampia uniformità all'interno della categoria. Noi di Utifar ci battiamo da sempre per una crescita che passi anche dalla concorrenza, ma che sia soprattutto professionale e sappiamo bene che dobbiamo dare anche ai rurali gli strumenti per crescere e trarre dalla loro professione le migliori soddisfazioni. JFK ha urlato dal palco di una Berlino appena divisa da un muro la storica frase "Ich bin ein Berliner!". Allo stesso modo, mi piacerebbe urlare in faccia a tutta la categoria e alle istituzioni del nostro Paese "Io sono un rurale!". E mi piacerebbe che questo grido si alzasse forte da parte di tutti i colleghi.
Lancio questa provocazione nella speranza che sia accolta e condivisa dai nostri lettori; e accompagno questo grido di preoccupazione e disappunto con un moto di speranza. Una speranza alla quale unisco i miei migliori auguri di buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori di Nuovo Collegamento, rurali e non.
Eugenio Leopardi