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01 aprile 2008
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Aprile - 2008

Dopo le liberalizzazioni dell'autocura fatte da Storace e Bersani, tra i farmacisti non si parla d'altro che di concorrenza: quali sono i mercati più esposti, quali sono i concorrenti più pericolosi. Ma cosa è successo lo scorso anno nei vari settori merceologici? Del mercato dell'autocura, circa 2 miliardi di euro, dopo il 2006 grande distribuzione e parafarmacie ne hanno acquisito solo una piccola fetta (3-4%). Molto probabilmente perché la prima è frenata dal modello di vendita che non premia il self service e dall'obbligo della presenza del farmacista, mentre le parafarmacie sono per lo più negozi di piccola dimensione, che faticano a reggere se non sono sorrette da imprenditori che hanno altre finalità più o meno lecite, come la raccolta di ricette del SSN per conto di qualche farmacia o addirittura la speranza di acquisire per legge la trasformazione in farmacia. In questo settore i farmacisti paventavano all'inizio forti contrazioni di entrate che per ora non si sono verificate, però attenzione che il mercato è concentrato, i primi cento prodotti producono metà del fatturato e la presenza del farmacista nella G.D.O. potrebbe essere superata limitando le vendite, come avviene all'estero, ad una lista di medicinali di elevata sicurezza e notorietà. La Grande Distribuzione è molto interessata anche all'altro grande settore merceologico, quello dell'extrafarmaco dagli integratori ai cosmetici. Lo cura già da anni e credo con ottimi risultati specie nella parte dell'igiene personale. Ma la farmacia complessivamente regge molto bene, ostenta vendite in costante e forte aumento che superano annualmente i 5 miliardi di euro; ha una clientela fidelizzata che stima molto il suo farmacista, composta per lo più da anziani che si muovono poco, che all'ipermercato preferiscono il negozio sotto casa. La concorrenza insuperabile è invece quella della pubblica amministrazione. Sul farmaco etico le regole vengono imposte per legge. C'è poco da fare ! Per quasi tutti i farmaci è stata prevista la distribuzione diretta da parte di Asl e ospedali. Con questa minaccia si riesce ad accollare alla farmacia la "distribuzione per conto" a condizioni sempre più sfavorevoli. Sarà nostra incapacità a trattare e a coordinare la varie associazioni, fatto sta che nella gran parte delle trattative regionali le condizioni peggiori rappresentano la base di partenza. Il pericolo è che questo tipo di dispensazione, con l'espansione delle biotecnologie e dei farmaci ad alto costo, possa interessare una fetta sempre più importante del mercato farmaceutico. Speriamo inoltre che questi margini non siano poi di riferimento per la ventilata revisione di quelli generali riservati alla farmacia. Nell'analisi dei mercati ho lasciato per ultimo quello della "classe C", ultimamente il più discusso. E' composto da farmaci da prescrizione e ammonta ad oltre tre miliardi. Non credo venga liberalizzato come previsto da un famigerato emendamento introdotto in un disegno di legge in un momento di totale indifferenza dei parlamentari presenti. Al massimo verrà ridotto traslando alcuni farmaci di uso comune nell'automedicazione. Ma in conclusione quali sono i veri concorrenti che il singolo collega deve temere? Parafarmacie e grande distribuzione per ora non sono così temibili come aveva previsto. Poco può fare nei confronti dello Stato, dovrebbe essere nei pensieri del suo sindacato. A mio parere dovrà guardarsi dalla concorrenza degli altri colleghi più forti o meno corretti di lui. La concorrenza interna sarà la più spietata. Sta diffondendosi anche da noi la tendenza, già affermatasi negli altri settori, di creare, specie nelle città, raggruppamenti di grandi punti vendita per dominare il mercato. A Milano, un grande gruppo finanziario sta anticipando le catene! Esiste poi la concorrenza sleale: alcuni colleghi hanno aperto parafarmacie col solo scopo di raccogliere in zona le ricette dei residenti per farle poi spedire presso la farmacia collegata e funzionante addirittura in un altro quartiere. Speriamo nella vigilanza ed efficienza degli Ordini per evitare che l'ingordigia economica porti la categoria ad una totale disgregazione morale.

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