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30 marzo 2015
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista n. 2 Marzo 2015

Con il disegno di legge sulla concorrenza, che prevede l'ingresso dei capitali in farmacia, la distribuzione farmaceutica va incontro ad uno scossone senza precedenti.

Invero, non è ancora del tutto chiara la portata di questo provvedimento e le reali conseguenze che ne possono derivare sono ancora difficilmente ipotizzabili nella loro interezza.

Il percorso parlamentare del disegno di legge introdurrà forse qualche piccola modifica all'attuale disegno di legge, ma il passo è stato fatto ed il processo sembra irreversibile.

Si è trattato di un lampo improvviso, ma non imprevisto, mentre tutta l'attenzione era incentrata su un'altra questione: la liberalizzazione della fascia C. L'ingresso del capitale nella proprietà delle farmacie ha soverchiato i termini della discussione. Ora, la domanda che ci si deve porre è la seguente: il farmacista dipendente di una società di capitale, potrà essere libero di seguire logiche legate alla tutela della salute e non solo al profitto? Come ha ricordato Giampietro Brunello, amministratore delegato SOSE, nel corso dell'incontro "La Farmacia e la sua sostenibilità economica al tempo della crisi: ricette per il cambiamento" svoltosi lo scorso 7 marzo a Palermo, "l'indipendenza del farmacista è un elemento fondamentale per garantire il servizio.

L'introduzione del capitale allontana da questa indipendenza e porta l'azienda farmacia a ragionare in soli termini economici, dove anche la professionalità verrà declinata in termini di profitto". Se queste preoccupazioni sono più che giustificate, dobbiamo compiere lo sforzo di comprendere se il cambiamento proposto presenta solo aspetti di preoccupazione per la categoria o se in esso si può intravvedere anche qualche opportunità. Queste novità si inseriscono in un momento di profonda crisi economica delle farmacie, la cui sostenibilità è sempre più in discussione. Sono ormai circa 400 le farmacie in default sostanzialmente in mano ai distributori intermedi rispetto ai quali hanno accumulato debiti ormai insolvibili. Con l'ingresso dei capitali in farmacia, questi rapporti potranno essere espliciti e regolamentati. Inoltre, molte delle 4300 farmacie che attualmente versano in seria difficoltà economica potranno contare sull'ingresso di nuovi soci o cedere l'attività a prezzi forse migliori di quelli odierni. Per queste farmacie, che rappresentano circa un quarto del totale, l'ingresso di capitali è indubbiamente un'opportunità di salvezza. Ci sono poi le 4.600 farmacie rurali, che rappresentano un altro quarto delle farmacie totali. Queste, indubbiamente, non susciteranno l'interesse di compratori esterni. Anche dopo l'ingresso dei capitali, il loro ruolo sarà sempre il medesimo: un servizio vitale per molte comunità. Allo stesso modo, i loro problemi di sostenibilità rimarranno, purtroppo, invariati. Così come rimarranno scoperti dal servizio farmaceutico quasi il 30% delle realtà con meno di 3000 abitanti e oltre la metà dei comuni con meno di 1000 abitanti che ancora oggi non godono di un servizio farmaceutico. Come si comprende da questi esempi, anche in questo ennesimo percorso normativo non si sono affrontati i problemi reali del servizio farmaceutico e, ancora una volta, si è persa un'occasione per risolvere i problemi strutturali della farmacia di oggi, che vede il fatturato Ssn in costante diminuzione, un sistema di remunerazione da cambiare, la mancata distribuzione dei medicinali innovativi, una legge sui servizi in larga parte inapplicata, e che chiede da anni riforme costruttive.

Questa riforma, per quanto epocale, lascia inalterati i problemi esistenti e rappresenta una novità forse non così dirompente come può apparire. Risulta forse un'ancora di salvezza per un quarto delle farmacie, indifferente per un altro quarto, mentre le farmacie virtuose, con i bilanci in calo ma ancora sani, potranno scegliere se entrare a fare parte di qualche catena o continuare nella propria indipendenza. L'atteggiamento che dovrà avere la categoria, qualora il ddl dovesse diventare legge, mi auguro che sia un atteggiamento progettuale, dove tutta la categoria diventi attore protagonista, sfruttando tutti gli strumenti che possiede. Mi riferisco alle cooperative, alle società finanziarie, al nostro ente di previdenza. Questi sono elementi che, se posti all'interno di un progetto, possono far diventare i farmacisti protagonisti e non oggetti passivi di questo cambiamento epocale.

Eugenio Leopardi

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