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Federfarma, nuovi problemi per il nuovo vertice
Oltre a congratularmi con Annarosa Racca per il prestigioso incarico affidatole mi preme ringraziare Giorgio Siri per il faticoso lavoro svolto nei suoi sedici anni di presidenza. Considero Giorgio un uomo serio, preparato e responsabile, un vero gentiluomo che non meritava in questi ultimi anni di diventare il capo espiatorio di avvenimenti ineluttabili. Lo accusano di scarsa iniziativa, di debolezza. Per anticipare le liberalizzazioni alcuni esperti avevano studiato un progetto di rinnovamento, che andava nella strada giusta. Fu pubblicato da Farma Sette, ma la base, come al solito, lo esaminò con scarsa attenzione, e i responsabili delle associazioni provinciali, per la paura del nuovo, per il timore della reazione dei farmacisti, lo ignorarono nelle loro relazioni assembleari. Il progetto finì così i suoi giorni in un cassetto. La colpa fu di Siri o dell'apatia e mancanza di comunicazione dell'ambiente? Ora, a mio parere, il nuovo Presidente Federfarma dovrebbe trarre insegnamento da tutto ciò e quindi assicurare una chiara e continua informazione a tutti i colleghi per renderli coscienti dei pericoli che corre il sistema farmacia, per indurli a capire ciò che bolle in pentola. Non sono problemi da poco e il neo eletto Presidente li conosce alla perfezione. Permane in tutta la sua gravità il pericolo della legittimazione del capitale non professionale nella proprietà della farmacia. L'iter della procedura d'infrazione contro l'Italia è giunta alle ultime battute. Se la sentenza della Corte di Giustizia Europea non sarà a noi favorevole, sarebbe necessario, come suggerisce Maurizio Picconi, non salire sulle barricate, ma sforzarsi di collaborare con il nostro legislatore per indurlo a porre almeno un limite "al capitale alieno". Un altro grave problema. Con la caduta del governo è caduto anche l'emendamento Banti che, sostituendo quello D'Elia sulla liberalizzazione della "Classe C", prevedeva, a seguito dell'accordo siglato con l'ex Ministro Livia Turco, la delega al Governo per attuare una contenuta ridizione del quorum abitanti-farmacia e la revisione dei criteri per le aperture in deroga e delle modalità dei concorsi per l'assegnazione delle nuove sedi di farmacia. interventi che occorre riproporre perché sono una buona base di partenza per la discussione in Parlamento della revisione del nostro attuale sistema. Se posso suggerire una variante: tentare di contrastare in qualsiasi modo le tendenze speculative dei comuni alla nuove aperture. Tra l'altro la necessità di revisionare l'organizzazione territoriale delle farmacie è aumentata proprio in questi ultimi giorni con una recentissima ordinanza del Consiglio di Stato (leggere all'interno l'articolo sull'argomento dell'Avv. Duchi). Questo organo della giustizia amministrativa è stato chiamato in causa da un ricorso ad una sentenza del Tar Lombardia di un collega che tentava di opporsi all'apertura di una nuova sede farmaceutica, autorizzata col criterio topografico e in deroga a quello demografico. Al Consiglio di Stato è sorto purtroppo il dubbio che la pianta organica serva a tutelare prevalentemente gli interessi dei titolari di farmacia piuttosto che la salute pubblica e i diritti dei consumatori, che la Comunità Europea ha negli ultimi anni incluso fra gli scopi di specifico interesse e quindi di competenza non solo nazionale. In base a tale deduzione il Consiglio di Stato non si è rivolto alla nostra Corte Costituzionale, ma ha investito del problema la Corte di Lussemburgo che così dovrà decidere se la nostra normativa è in contrasto con gli articoli 152 e 153 del trattato istitutivo dell'Unione Europea. Non vorrei essere nei panni di Annarosa che, all'inizio del suo mandato, si imbatte subito in un nuovo e grave problema. Non ci voleva! Auguri sinceri!