Utifar
FARMADAYS E IL VALORE DELLA INNOVAZIONE
Quando si parla di innovazione, si corre il rischio di fare ricorso ad una parola tanto alla moda quanto vaga. Quando poi si lega il concetto di innovazione - ovvero un cambiamento orientato al futuro - quasi unicamente alla rete e alle tecnologie, si può cadere nell'errore di considerare vecchio tutto ciò che esiste ed è consolidato, dando valore solo a ciò che verrà.
In un articolo on-line del 12 agosto scorso, il giornalista Miguel Ormaextea apostrofava i suoi colleghi ancora orientati alla carta stampata con queste parole: "...dovrebbero guardarsi nello specchio del cambiamento; ed è possibile che non riuscirebbero a vedere nulla dato che sono morti e non ne sono consapevoli". "Solo i cambiamenti radicali - continuava il giornalista spagnolo - portano in loro la possibilità di sopravvivere al mondo che verrà". Personalmente, non credo nel valore assoluto della parola cambiamento. Quando Utifar, tre anni fa, ha ideato la manifestazione Farmadays - Ricette per il Cambiamento, lo ha fatto con un'ottica ben precisa: stimolare la categoria a innovarsi per fare fronte ai diversi mutamenti che, nel corso degli anni, ne hanno messo fortemente a rischio la sostenibilità economica. Ma cambiamento non vuol dire solo guardare al futuro. E' lontano da Utifar il pensiero che al futuro ci si debba semplicemente affidare. Prima ancora, per cambiare occorre sapere valorizzare il presente. Solo conoscendo il proprio valore e presentandolo all'esterno nel migliore dei modi si può iniziare a sfruttare appieno le proprie potenzialità. E' per questo motivo che nelle giornate di Farmadays 2014 si parlerà sì di innovazione, ma anche del valore sociale della farmacia di oggi. Non è infatti un caso che Utifar abbia scelto una manifestazione orientata al cambiamento per presentare i risultati completi di uno studio che offre alla categoria e ai suoi interlocutori il Bilancio Sociale delle Farmacie, ovvero una panoramica completa del valore reale che il sistema delle farmacie offre alla società. Dati alla mano, lo studio, condotto da Utifar in collaborazione con il Centro Studi Sintesi, rappresenta gli effettivi benefici sociali prodotti dalle farmacie. E' partendo da questi dati che possiamo affrontare il cambiamento. Rendere i nostri interlocutori istituzionali consapevoli del valore delle farmacie è quanto mai necessario, specie oggi che sembra concretizzarsi quel nuovo sistema di remunerazione che auspichiamo da anni. E' in ipotesi ben precise come questa che il cambiamento prende forma.
Anche nell'attività di ogni singola farmacia, la concretezza dell'innovazione passa per progetti specifici. Ecco perché nel programma convegnistico di Farmadays - che trovate all'interno di questo numero di Nuovo Col- legamento - è prevista la premiazione dei progetti vincitori del Premio Renato Grendene, un concorso rivolto alle farmacie che, attraverso idee innovative, sanno valorizzare la professione e il rapporto con il proprio pubblico. Il premio è intitolato al ricordo di chi mi ha preceduto nella presidenza di Utifar: un grande innovatore della professione.
Il cambiamento passa quindi da progetti concreti e reali, che spesso utilizzano la tecnologia come strumento operativo. Se si sente il pensiero di molti guru dell'innovazione, sembra invece che, inevitabilmente, il treno del futuro si possa prendere solo affidandosi alla rete con l'idea che essa sia portatrice sana di concetti tanto alla moda quanto evanescenti espressi con parole tipo: "condiviso"; "di tutti"; "libero". Questa linea di pensiero sembra considerare tutto ciò che è consolidato e in qualche modo ancorato alla tradizione come qualcosa di vecchio: un freno allo sviluppo della società; un intralcio alla democrazia compiuta in quanto portatore di benefici solo per pochi.
L'ultimo numero dell'inserto del Corriere del Sera "Corriere Innovazione" presentava un commento di Cristiano Seganfreddo, nel quale il direttore scientifico del magazine e "produttore culturale con un'eversiva attenzione al rapporto impresa-cultura contemporanea-società" stimolava la società intera a cambiare d'abito, accettando innovazione e diversità. "Solo se accettiamo il cambio d'abito ... ci liberiamo dal pregiudizio e azzeriamo le convenzioni... Dimentichiamoci codici e sequenze ripetute mille volte. Questo permette al singolo e alla società di proseguire senza paura del fallimento".
Parole, queste, che mi hanno fatto riflettere. Tuttavia, credo che, almeno per quanto riguarda la farmacia, la soluzione non stia nel votarsi in maniera quasi religiosa al cambiamento radicale e all'idea evanescente di un mercato globale e di una comunicazione condivisa imposte da una visione artefatta della rete. Noi crediamo non tanto nel futuro - che non possiamo conoscere - ma nel cambiamento della nostra professione, che possiamo immaginare e concorrere a rendere migliore. Non è togliendoci il camice e affidandoci alla rete, alle tecnologie, al nuovo mondo "condiviso" che risponderemo alla sfida. Ma utilizzeremo la rete e le tecnologie, questo sì. E lo faremo non per trovare in esse la soluzione futura dei problemi, quanto piuttosto come mezzo per ottimizzare - oggi - la nostra professionalità.
Questo è lo spirito di Farmadays, manifestazione che porta nel nome la parola "cambiamento", ma che attribuisce ad essa un significato molto diverso e, forse, molto più innovativo e concreto di chi vuole vedere nel futuro solo un salto nel buio aggrappati alla corda della tecnologia e dei valori astratti che ad essa si vogliono associare.