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26 ottobre 2016
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N.7 Nuovo Collegamento 2016

Fino all'ultimo momento utile, la cifra destinata dalla legge di Bilancio al Fondo Sanitario 2017 ha oscillato tra i 112 e i 113 miliardi di euro. Quel "miliardo ballerino", come lo ha definito Matteo Renzi nella conferenza
stampa di presentazione della Manovra, alla fine è stato confermato. Un plauso va di certo al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che si è battuta per ottenere fondi aggiuntivi da destinare ai farmaci innovativi. In effetti,
la farmaceutica sta affrontando un momento molto delicato. Oggi i farmaci biotecnologici offrono opportunità interessantissime, basti pensare alle nuove cure per l'epatite C. Tuttavia, sono medicinali che seguono logiche
differenti rispetto a quelli tradizionali, non solo per come vengono prodotti, ma anche nella loro gestione,
nell'utilizzo e, non da ultimo, per i costi davvero elevati di molte terapie. Ma se il Governo ha capito l'importanza di questo settore, noi farmacisti ci stiamo preparando in maniera adeguata rispetto a questo cambiamento? In effetti, sono sempre più numerosi i colleghi che ci chiedono: "Ma noi, che ruolo avremo in questo settore?".
Nel tentare di rispondere a questa domanda, provo un certo imbarazzo. Invero, Utifar sta affrontando
la questione già da tempo. Ne abbiamo parlato in occasione dei convegni organizzati sul territorio, abbiamo proposto ai farmacisti corsi di formazione sull'argomento, abbiamo introdotto già da qualche mese una rubrica specifica sui farmaci biotech all'interno di Nuovo Collegamento. Siamo convinti che il farmacista debba iniziare ad avere competenze specifiche rispetto a questi farmaci, se vorrà in futuro avere un ruolo nella loro gestione. Per quello che ci compete, mi sento di dire che noi di Utifar stiamo facendo la nostra parte. L'imbarazzo al quale facevo riferimento deriva dalla consapevolezza che, se rimarremo esclusi dalla gestione dei farmaci innovativi, il nostro futuro professionale ne subirà un contraccolpo fortissimo. Occorre quindi che, come farmacisti, lavoriamo insieme per colmare il gap formativo e di competenze che, ancora oggi, ci separa da questi farmaci. Solo proponendoci come conoscitori del farmaco in tutte le sue forme potremmo valorizzare il nostro ruolo. Invito pertanto i lettori di Nuovo Collegamento a seguire da vicino le diverse attività che Utifar porta avanti in questo ambito e ad avanzare proposte concrete per favorire la conoscenza in questo settore. Noi ci siamo e vorremmo che, nel prossimo futuro, il farmacista rimanesse l'attore principale nell'ambito di ogni tipologia di terapia farmacologica.
Eugenio Leopardi

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