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30 novembre 2007
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Novembre - 2007

Cari colleghi,
Sento che tra voi aleggia un diffuso pessimismo sull'avvenire della farmacia. L'altro giorno uno di voi mi ha chiesto un consiglio. Terrorizzato del futuro voleva vendere subito la farmacia: gli offrivano ancora una discreta cifra. Era un anziano titolare con figli già laureati, che si era convinto che fosse meglio lasciare loro pochi ma sicuri euro piuttosto che una incerta attività professionale. Ma cosa temeva di così disastroso ? Disgustato dall'uscita dell'OTC dalla farmacia la sua più grande paura era l'emendamento D'Elia e la trasformazione in farmacie delle parafarmacie.
Sono riuscito a tranquillizzarlo dicendogli che a mio parere le innovazioni più probabili sono quelle già radicate nell'opinione pubblica europea e non mi risultava che lo fossero la libera vendita dei farmaci etici e il cambiamento dell'assetto delle parafarmacie. In Italia vengono talvolta approvate proposte improvvisate e assurde per la generale sonnolenza che pervade le aule parlamentari. Ma poi il legislatore si sveglia e si ravvede.
Alla fine il collega si è convinto a rinviare ogni decisione ad un consiglio di famiglia. Ma quali sono le modifiche al nostro ordinamento che dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro? Ripeto, a mio parere quelle che si sono già imposte nel contesto europeo. Tra queste emerge per importanza la tendenza ad aprire la titolarità di farmacia anche ai non farmacisti e alle società di capitali.
Rappresenta una modifica dirompente del sistema. Recentemente l'ha adottata anche il Portogallo, una delle poche nazioni con l'Italia che aveva resistito fino ad ora.
Molto probabilmente anche il nostro legislatore sarà costretto a recepirla e quindi anche in Italia sorgeranno le grandi catene e saranno legalizzate quelle già nate. Di conseguenza le altre farmacie, se vorranno rimanere indipendenti, saranno costrette a modificare radicalmente la gestione altrimenti correranno, soprattutto le piccole farmacie, seri pericoli di sopravvivenza.
La categoria dovrebbe prepararsi per tempo a questi cambiamenti, ricercando serie forme di aggregazione e premendo sulle autorità per imporre alle eventuali società di capitale di avere almeno la prevalenza del capitale professionale su quello speculativo e per prevedere specifiche incompatibilità. Ma ci spero poco perché tra noi serpeggia la solita superficialità. Impreparazione che noto anche sul problema della revisione dei margini della farmacia. Si dichiara la disponibilità a rivedere il metodo ma non è stato ancora esaminato quale proporre: in Europa ne esistono parecchi molto dissimili fra loro.
Temo che finora nessun economista sia stato incaricato di studiare gli onorari e i ricarichi adatti a garantire l'equilibrio economico della farmacia. Sarebbe opportuno farlo prima di aprire una trattativa.
Non penso invece che il prossimo anno venga messo in discussione l'istituto della pianta organica. L'Antitrust ne chiede l'abolizione ma in molti paesi europei sono in vigore sistemi che pur dissimili hanno l'obiettivo di regolare l'insediamento delle farmacie. Al massimo subiremo solo una modesta riduzione del quorum: una proliferazione rilevante di farmacie contrasta con l'interesse di tutti, anche delle future catene e dei gruppi di potere che gestiscono i centri commerciali che, come prevede la proposta FOFI, avranno presto la loro farmacia.
Infine nel 2008 purtroppo si accentuerà la riduzione della redditività della farmacia per il continuo aumento dei costi e della tassazione.
In attesa della revisione del sistema di remunerazione sarebbe stato opportuno rivedere gli attuali parametri degli studi di settore, che sono stati determinati prima dell'introduzione dei prezzi di riferimento e degli sconti su OTC e SOP, fattori che hanno provocato una riduzione del valore medio della singola dispensazione. Il lavoro è aumentato ma il fatturato è diminuito, sono aumentati i costi, e il "gerico" segnala nuove incongruenze ed incoerenze. Per evitare fastidi si preferisce pagare tasse non dovute, penalizzando ancor più una redditività già compromessa dagli sconti al SSN.
Da ultimo vorrei rivolgere un affettuoso saluto ai miei lettori, il prossimo anno ci saranno le elezioni in Utifar e io ho deciso con rammarico di non più candidarmi per il consiglio direttivo. Per quasi venti anni ho svolto il ruolo di Presidente di questa associazione e ho cercato di farlo col massimo impegno e serietà, ma so di certo di averlo fatto con grande entusiasmo e semplicità. Per lo stesso periodo ho diretto questa rivista e penso che i miei editoriali abbiano sempre trasmesso onestà intellettuale e messaggi sinceri. Ora età e salute mi inducono a lasciare. Un affettuoso abbraccio a tutti esclusi coloro nel cui animo alberga ipocrisia.

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