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APRIRE LA MENTE
Da sempre, l'uomo è progredito per imitazione. Guardandosi attorno, ha imparato a non ripetere gli errori altrui e, sopratutto, a prendere spunto dalle soluzioni che i suoi simili escogitavano per uscire dalle situazioni più complicate.
Spostandoci dal piano antropologico a quello sociale, negli ultimi decenni il pensiero economico-imprenditoriale ha portato a ritenere che il successo derivasse dalle qualità e capacità del singolo. Il singolo era in competizione con il mondo e, sopratutto, con i propri concorrenti. Piuttosto che guardarsi attorno, si preferiva guardare dritto innanzi, verso l'obiettivo. Questo ragionamento ha funzionato fintanto che l'economia è cresciuta. Una gara di corsa funziona se ci sono un traguardo e un premio. Vince chi è più bravo a correre. Ma quando il premio manca e il traguardo è incerto, la teoria capitalista vacilla e i più bravi diventano coloro che sanno guardarsi attorno, cercare nuove strade, seguire chi le ha già percorse con successo, fare squadra (oggi si dice lavorare in team) anche con i competitors.
Negli anni, la farmacia si è sempre differenziata dal resto dell'universo economico. Quando le cose andavano bene, faceva squadra e non correva. Delegava ai propri rappresentanti di Ordine e Associazione le scelte politico-sociali e seguiva un chiaro input: non fatevi concorrenza, non correte in avanti da soli.
Ora che le cose vanno male, i colleghi considerati più all'antica aspettano ancora soluzioni condivise dalla categoria; mentre quelli più intraprendenti corrono in avanti, cercando di fare emergere le proprie qualità e rispolverando l'antica mentalità economico-imprenditoriale. Entrambi questi approcci rischiano di essere superati. Entrambi hanno come terreno d'appoggio una mentalità di chiusura in sé stessi. Il primo approccio ci ha portato, negli anni, ad essere definiti, a sproposito, una casta. La definizione non é corretta perché una casta sfrutta a proprio favore un potenziale, non lo limita come abbiamo fatto per decenni. Il secondo approccio punta invece sulle potenzialità ancora inespresse della farmacia, sia a livello sociale (la farmacia nel territorio,', ', ', '), sia a livello imprenditoriale (sviluppo dei singoli settori). Ciò è in parte giusto, ma non può prescindere da un'apertura mentale verso l'esterno, dall'osservare le esperienze di successo altrui, dal fare squadra con le realtà più innovative.
Pensare di avere nelle tasche del proprio camice, ovvero nel proprio bagaglio culturale e imprenditoriale, tutte le qualità per correre da soli fino al "traguardo" è un approccio limitato. Come è limitato continuare a fare riferimento esclusivamente a quelle realtà che ruotano attorno al mondo della farmacia, considerandole gli unici punti di riferimento possibili. Dobbiamo guardarci attorno, vedere quali professionalità hanno affrontato la crisi prima di noi, quali iniziative di sviluppo hanno messo in atto e quali risparmi di gestione hanno operato. Allarghiamo le frontiere del confronto e chiediamo alle attività che ci stanno vicino quali sono i loro costi aziendali. Vedremo che ci sono servizi che possono essere presi dall'esterno del nostro mondo, a costi più sostenibili e con risultati migliori.
Negli ultimi anni ha preso forma una parola: resilienza. Questa, nel linguaggio economico-sociale moderno, sta a significare una mentalità atta ad escogitare una serie di soluzioni positive di fronte a momenti di crisi. E' un significato diverso e più complesso della semplice parola resistenza.
Invito i colleghi ad approfondirne il significato. Si noterà come in questa parola è racchiuso il senso del sapersi ridisegnare aprendo la mente verso l'esterno. In questa parola è sintetizzato il limite del ritenersi autosufficienti in un mondo che cambia e cerca soluzioni nuove attraverso il più antico dei metodi: guardarsi attorno.
Eugenio Leopardi