Utifar

E' lecito vendere in farmacia materie prime? Porgo tale quesito perché regolarmente mi vengono richieste quantità elevate (1-2 kg) di materie prime come la vaselina, acido citrico, e altre.

La Tabella per titolari di farmacie (tuttora vigente) prevede, nell'ultima voce, che nelle farmacie possono essere venduti prodotti chimici in genere non di uso farmaceutico. La terminologia utilizzata dalla tabella non distingue tra prodotti già confezionati dall'industria da prodotti "suddivisi" dal farmacista, di conseguenza tali prodotti sembrerebbero vendibili in entrambe le soluzioni. Inoltre la frase non di uso farmaceutico si ritiene riferita al fatto che la sostanza chimica, che non può essere destinata a fini farmaceutici, non debba necessariamente possedere il grado di purezza per l'uso farmaceutico prevista dalla F.U. Se l'uso dovesse consistere nella preparazione di additivi alimentari (anche enologici), e lei ne fosse palesemente a conoscenza, la vendita di tali sostanze deve essere considerata certamente vietata. Gli additivi alimentari debbono infatti essere prodotti e commercializzati da aziende appositamente autorizzate, in confezioni dedicate e riportanti le modalità di impiego ammesse. Si ritiene che la suddivisione da parte del farmacista di sostanze chimiche in confezioni più piccole comporti l'applicazione delle NBP, in base alle disposizioni di cui al Glossario delle NBP, punto 13, pagina 1168 della F.U. Ed. XI, anche se non si tratta di suddivisione su indicazione medica. In questo caso le sostanze devono avere il grado di purezza previsto dalla F.U. Se si tratta di sostanze particolarmente attive può essere opportuno tenere nota della vendita, mentre se si tratta di veleni o sostanze manifestamente tossiche, devono essere attivate le procedure tipiche di tali sostanze nella farmacia.