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Se la parafarmacia raccoglie ricette
La mia farmacia si trova in un centro rurale di 2500 abitanti dove di recente è stata aperta una parafarmacia da parte di un parente stretto di farmacisti titolari di un paese limitrofo. Ho avuto fin da subito il sospetto che la parafarmacia raccogliesse ricette e facesse poi la consegna in giornata all'interno dei locali o a domicilio. Ho assunto un detective e questo ha raccolto le prove (fotocopia delle ricette, scontrini della farmacia e testimonianze) e ho comunicato ai NAS, i quali mi hanno detto che queste prove possono essere utili solo per un richiamo dell'Ordine (per comportamento deontologico scorretto), ma non dal punto di vista penale.
Il caso da Lei riferito è abbastanza frequente e, in effetti, presenta profili deontologici più evidenti di quelli penali. Questi ultimi, infatti, potrebbero riguardare sia l'esercizio abusivo della professione se i titolari delle parafarmacie non fossero farmacisti o comunque si comportassero come farmacisti in farmacia, sia il reato che punisce l'apertura di una farmacia senza la prescritta autorizzazione se la parafarmacia funzionasse come una farmacia. La difficoltà in casi del genere sta proprio nella distinzione tra il funzionamento di una parafarmacia come farmacia che, per quanto Le ho appena detto, ha indubbi riflessi penali e la semplice raccolta di ricette che poi vengano spedite in farmacia. In questo secondo caso oltre agli aspetti deontologici vi possono essere anche profili di concorrenza sleale che possono essere accertati in un giudizio civile. Per la violazione di norme penali, invece, dovrebbero configurarsi comportamenti integranti l'esercizio abusivo della professione o l'apertura non autorizzata di una vera e propria farmacia mascherata da parafarmacia, circostanze che non risultano dalla breve relazione da Lei redatta.