Utifar
Locali affittati a medici
Leggo assiduamente "Nuovo Collegamento" apprezzandone lo spirito critico, i suggerimenti sempre appropriati in tema di arte ed etica professionale. Resto di stucco quando, a pag. 52 della rivista di dicembre scorso, al collega che lamenta lo spostamento di studi medici accanto ad una determinata farmacia, rispondete tranquillamente che "nulla vieta che il farmacista possa mettere a disposizione dei medici degli studi appropriati"!
Forse Lei ha ritenuto che la locuzione "mettere a disposizione" sottintendesse l'offerta gratuita di locali ad uso ambulatorio in cambio di particolari favori nei confronti della farmacia, fino a "suggerire" ai propri pazienti di recarsi nella farmacia vicina. Se ciò avvenisse e fosse dimostrato o dimostrabile, si tratterebbe certamente di concorrenza sleale definita dal codice civile e sanzionata dal codice deontologico. Nella risposta al quesito si intendeva invece, per "mettere a disposizione", la semplice offerta in locazione di spazi da utilizzare come studi medici nel rispetto della legislazione vigente come il divieto di comunicazione interna con la farmacia e l'obbligo di avere ingressi separati. Quanto sopra avviene, in modo palese, per migliaia di farmacie italiane e stupisce che Lei non ne sia al corrente. Peraltro anche l'orientamento attuale del Ministro della Salute va nella direzione di creare, intorno alla farmacia, se non addirittura in collegamento con la stessa, dei centri in cui vengono forniti servizi sanitari quali l'attività infermieristica. Anche il progetto di legge di iniziativa governativa n. 1920 presentato al Senato, all'art. 6 prevede il coinvolgimento dei medici e dei farmacisti, nell'ambito della sede farmaceutica, per lo svolgimento di attività di assistenza domiciliare. Appare evidente allora come, se non si cade in palesi forme di concorrenza sleale o accaparramento della clientela, la presenza di ambulatori medici in prossimità delle farmacie, ancorché di proprietà del farmacista, non comporta alcuna violazione.