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10 maggio 2019
Richiesta

macia privata assunta con regolare contratto a tempo indeterminato. Ho frequentato una scuola di naturopatia ed ora vorrei iniziare a svolgere anche questa attività presso l’erboristeria di un'amica che si trova in un altro comune rispetto alla farmacia in cui lavoro.
Lo posso fare lavorando da farmacista? Devo avere una partita iva? Come ci comportiamo per quanto riguarda la fattura della mia consulenza al cliente?

Consulenza

La doppia attività è sicuramente possibile ma bisognerà fare attenzione. Per i dipendenti privati, infatti, l’unica limitazione prevista dalla legge all’apertura di una propria Partita IVA è quella di non contravvenire al cosiddetto Patto di Fedeltà all’Azienda. Questo patto consiste nel rispetto delle regole stabilite nel contratto stesso di lavoro e che fanno riferimento a due comportamenti ben precisi:
- il divieto di svolgere attività in concorrenza, in proprio o per conto di terzi, con il proprio datore di lavoro. Tale obbligo sussiste ovviamente fino a che il lavoratore è dipendente dell’azienda e una volta che questo si dimette o viene licenziato (a meno che non venga stipulato un apposito contratto di non concorrenza) non vige più alcun divieto in questo senso;
- l’obbligo di riservatezza sulle informazioni e sulle pratiche svolte durante lo svolgimento del proprio lavoro. Questo obbligo, a differenza del divieto di concorrenza, permane anche dopo che il lavoratore ha chiuso il proprio rapporto con l’ormai ex-datore di lavoro. Inoltre per i dipendenti privati non vige alcun obbligo di comunicazione al datore di lavoro in merito all’apertura di una propria Partita IVA o dello svolgimento di una data attività di lavoro occasionale. Nonostante non viga alcun divieto, personalmente consiglio di comunicare sempre per iscritto al datore di lavoro l’intenzione a intraprendere una data attività economica o ad aprire una tua Partita IVA, specificando il più possibile l’attività che andrà a svolgere. Questo consiglio è motivato dalla volontà di evitare un’eventuale causa per danni o un licenziamento. I dipendenti infedeli al patto di fedeltà infatti vanno incontro:
- al licenziamento per giusta causa;
- al rimborso per l’eventuale danno subito dal datore di lavoro.
Per quanto concerne la necessità di avere una partita IVA dipenderà dall’occasionalità o meno dell’attività e solo conoscendo l’entità di tale attività si potrà consigliare se aprire una partita IVA e se fatturare, quindi, direttamente all’utente o all’erboristeria.

Avv. Paolo Leopardi

AFK
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