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25 marzo 2009
Richiesta

Per oltre 10 anni sono stata in impresa familiare con mio padre nella gestione della Farmacia e poi direttrice della stessa. Alla sua morte si è costituita una società a gestione ereditaria fra me, mia madre e mia sorella ambedue farmaciste ma non esercitanti. Io sono l'unica a cui potrebbe essere intestata la farmacia ma non riesco a concordare con i miei due familiari la loro liquidazione. Pertanto chiedo: qual è il vostro consiglio per sbloccare la situazione?
è vero che in caso di mancato accordo la farmacia andrebbe a concorso?

Consulenza

La situazione da Lei descrittami pone due problemi distinti che è bene tenere separati per evitare inutili confusioni.
Il primo problema riguarda i Suoi diritti all'interno dell'impresa familiare, cioè la quota di incremento dell'avviamento aziendale e dei beni dell'impresa riferibile al Suo ruolo di collaboratrice familiare, per il che non resterebbe che rivolgersi al Giudice del lavoro nell'impossibilità di trovare una bonaria composizione con gli altri eredi del titolare defunto.
Aspetto distinto è quello della liquidazione della quota di eredità dei coeredi che Le consenta di intestarsi la farmacia; a questo riguardo Le confermo che nonostante la irragionevolezza della posizione degli eredi non esiste in capo al coerede che sia nella condizione soggettiva di intestarsi la farmacia un diritto a farlo che prevarichi quello dei coeredi e quindi superi le loro eventuali resistenze ad essere liquidati della loro quota.
Ovviamente, questi due distinti aspetti, cioè quello dei Suoi diritti in base all'intercorso rapporto di impresa familiare e quello della liquidazione dei coeredi che Le consenta di divenire titolare della farmacia paterna, si intrecciano perché l'importo equo per liquidare gli eredi dovrebbe tener conto del Suo credito verso di loro riferito proprio all'impresa familiare intercorsa con il de cuius.
Purtroppo il Suo non è il primo caso, e non sarà l'ultimo, in cui si manifestano all'interno della famiglia impuntature e comportamenti irragionevoli che determinano la conseguenza che la farmacia vada a concorso e che agli eredi altro non rimanga che dividersi l'indennità di avviamento versata dal nuovo titolare.
Si tratta di casi in cui si preferisce che muoia Sansone con tutti i filistei pur di non darla vinta ad un proprio familiare; l'unico consiglio, per quanto possa sembrare non molto originale, è dunque quello di trattare, trattare e trattare facendo presente agli interlocutori che una rottura della trattativa risulterebbe autolesionistica.

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