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LA POSIZIONE DI UTIFAR SULLE LIBERALIZZAZIONI

Premessa

Utifar segue con grande attenzione l'evoluzione della situazione che, modificandosi continuamente, non permette di avere una chiara visione delle reali intenzioni del Governo Monti. E' di ieri la notizia, commentata da alcuni quotidiani, della proposta del Governo di rinunciare ad un'uscita tout court della classe "C" con ricetta. Nel testo dell'art. 11 della bozza di decreto legge, si trova però un meccanismo molto contorto che, da un lato riduce il quorum a 3000 abitanti per tutti i comuni, facendo poi scattare la ulteriore farmacia al superamento dei 500 abitanti nei comuni con oltre 9000 abitanti e dei 1500 nei comuni più piccoli, e dall'altro prevede una sorta di "piano B", nel caso in cui le regioni non riescano ad assegnare tutte le nuove farmacie entro il 1° marzo 2013.

Con la revisione, entro 120 giorni, delle piante organiche dovrebbero venire istituite le nuove sedi da assegnare mediante un concorso straordinario per soli titoli, al quale potrebbero partecipare solo i non titolari e i titolari rurali la cui farmacia gode dell'indennità di residenza. La revisione delle piante organiche non sarebbe seguita dall'offerta in prelazione ai comuni del 50% delle nuove sedi.

La bozza prevede poi l'istituzione, da parte dei comuni, di farmacie in tutte le stazioni ferroviarie e marittime, aeroporti, aree di servizio autostradali di grandi dimensioni, e centri commerciali di superficie superiore a 10000 metri quadrati a condizione che non vi sia già una farmacia a meno di 1500 metri.

Come già detto, se le regioni non riescono (e qui il dubbio è fortissimo) ad assegnare entro il 1° marzo 2013 almeno l'80% delle farmacie di nuova istituzione, le "parafarmacie" della regione potranno vendere anche i medicinali di classe "C" con obbligo di ricetta con la sola esclusione degli stupefacenti, dei medicinali che richiedono la ricetta non ripetibile, degli iniettabili e di quelli agenti sul sistema endocrino.

Infine viene ridotto da due anni a sei mesi il periodo in cui gli eredi del titolare o del socio defunto possono mantenere la proprietà, rispettivamente della farmacia o delle quote di partecipazione alla società.

Commento

Precisando che il testo, pur provenendo da fonti attendibili, potrebbe non corrispondere a quello che verrà approvato dal Consiglio dei Ministri il 19 od il 20 gennaio prossimi, Utifar intende esporre le seguenti considerazioni e proposte.

In luogo di una "non liberalizzazione", in quanto il numero delle farmacie rimarrebbe comunque vincolato alla popolazione e, quindi, ad un numero massimo chiuso che, al momento è impossibile per chiunque prevedere, sembrerebbe, a questo punto più opportuna una "liberalizzazione vera" con l'abolizione della pianta organica e del "quorum" permettendo l'apertura di farmacie a semplice domanda da parte di farmacisti iscritti all'albo con almeno due anni di anzianità professionale. Dovrebbe però essere mantenuta una distanza minima dalle farmacie esistenti a salvaguardia di quelle spesso acquistate con un notevole investimento. Le distanze dovrebbero essere diversificate tra grandi e piccoli centri, ipotizzando una discriminante a 4000 abitanti ed una distanza di 3000 metri e di 500/700 metri, rispettivamente per i comuni fino a 4000 abitanti e per quelli con popolazione superiore. Nei centri storici, a salvaguardia di situazioni urbanistiche sfavorevoli, dovrebbe essere garantita la medesima distanza esistente al momento del trasferimento dei locali per esigenze di varia natura.

La forma di gestione dovrebbe ricalcare quella attuale e cioè ditta individuale (titolare/direttore) e società di persone con la possibile introduzione di quote societarie, entro il limite del 25%, di non farmacisti, come peraltro già previsto per le associazioni professionali. Le società potrebbero possedere non più di cinque farmacie e comunque in numero non superiore a quello dei soci al fine di garantire sempre la direzione da parte di un socio.

Dovrebbe essere istituito l'albo nazionale dei titolari di farmacia, visibile a chiunque sul sito del Ministero della salute.

Da parte del Ministero della salute dovrebbero essere stabiliti i requisiti strutturali, organizzativi e di dotazioni delle nuove farmacie.

La titolarità e la posizione di socio/direttore non dovrebbero essere mantenute oltre il settantacinquesimo anno di età, con la possibilità di affidare ad altro farmacista la direzione al compimento del settantesimo anno.

Tutte le farmacie (vecchie e nuove) dovrebbero poter essere trasferite o ereditate con il limite di tre anni dalla morte del dante causa.

Per favorire l'occupazione e contrastare eventuali forme di abusivismo professionale, dovrebbe essere stabilito, dalle regioni, il numero minimo delle ore/uomo/farmacista di cui le farmacie dovrebbero disporre in relazione al proprio volume d'affari, limitatamente alla dispensazione dei medicinali.

Per agevolare la permanenza delle farmacie nei piccoli centri disagiati, dovrebbe essere previsto un incentivo economico ragionevole a favore delle farmacie che mantengano la loro ubicazione entro i 500 metri dalla posizione occupata all'entrata in vigore della legge.

L'orario delle farmacie dovrebbe venire stabilito con riferimento solo al minimo, lasciando la più ampia scelta in relazione alle esigenze del luogo in cui la farmacia è ubicata. Il servizio di guardia farmaceutica dovrebbe coinvolgere a turno tutte le farmacie, mentre la chiusura per ferie dovrebbe essere considerata un diritto ma non un dovere.

***

A fianco di una riforma basata su tali principi, della quale non deve impressionare l'abolizione del quorum, della pianta organica e, ovviamente, dei concorsi, in quanto tali strumenti si sono, negli anni, rivelati incapaci di garantire l'apertura tempestiva delle nuove farmacie, dovrebbe essere intrapresa una intensa attività politico/professionale per superare le attuali criticità del servizio farmaceutico, quali:

a) La possibilità di garantire la disponibilità di medicinali per le piccole patologie ed in confezione ridotta e senza la presenza del farmacista anche dove, come nelle aree di servizio autostradali, non sono oggi acquistabili.

b) La revisione della "tabella per titolari di farmacia", inserendovi altri prodotti a valenza sanitaria e salutistica ma depurandola da quelli che non possiedono tali proprietà.

c) La revisione del sistema di remunerazione per la dispensazione territoriale di tutti i medicinali, in accordo con le regioni, per giungere ad un modello ispirato prevalentemente all'onorario professionale. In tale ambito dovrebbe anche essere affrontata la completa modifica della legge 405/2001, riconducendo l'assistenza farmaceutica territoriale solo nell'ambito delle farmacie aperte al pubblico e garantendo comunque la continuità terapeutica dopo le dimissioni. Nell'affrontare tali argomenti dovrebbe essere superata la logica del prezzo ex-factory, praticato al SSN con una drastica riduzione dei prezzi al pubblico dei medicinali di classe "A".

AFK
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