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Intervista a Davide Petrosillo – nuovo presidente FENAGIFAR

21 giugno 2017

    Intervista a cura di Elena Pizzini


    Quali sono i punti salienti del tuo programma? Perché è importante questo tipo di associazionismo?

Il programma con il quale ci siamo presentati è ambizioso: oltre alla riorganizzazione interna, alla nascita di nuove Agifar, alla condivisione di progetti e alla collaborazione produttiva cercheremo di offrire ai giovani farmacisti degli strumenti per accompagnarli nell'ingresso alla professione, in un momento che sappiamo essere non roseo per quanto riguarda le prospettive occupazionali. Inoltre, grazie al progetto "AgifarLab", che abbiamo realizzato a marzo con l'intenzione di svilupparlo nel tempo, abbiamo raccolto le idee, le istanze e i timori dei giovani farmacisti, da integrare e aggiornare anno per anno in un "libro bianco" che fungerà da monitoraggio e guida per la federazione. Credo che questo tipo di associazionismo sia fondamentale, in questo momento in particolare, dove noi giovani dobbiamo creare con le nostre forze le condizioni ideali per il futuro della professione. Non possiamo più permetterci di fermarci e aspettare che qualcuno ci pensi per noi. I tempi sono cambiati! Oggi dobbiamo essere in prima linea e costruire insieme il futuro della professione.

    A quale farmacista della storia ti ispiri? Quali sono le caratteristiche che speri di mettere in pratica in questa avventura? Quali sono i punti di rottura con la categoria?

Non c'è un farmacista della storia che mi ha particolarmente ispirato, ma ci sono delle figure in campo scientifico che mi hanno affascinato per la dedizione allo studio e alla ricerca. Senza andare moto lontano, penso al fisico italiano Carlo Rubbia, alla neurologa e ricercatrice Rita Levo-Montalcini. Tuttavia le ispirazioni, solitamente provengono da parti diverse e, per me, anche da personaggi della politica e dell'imprenditoria, nonché, lasciatemelo dire dall'ambito familiare. Da qui ho colto l'importanza di alcuni valori indispensabili per raggiungere obiettivi quando si lavora in team: i rapporti all'interno della squadra, la condivisione delle scelte, la valorizzazione delle qualità di ogni appartenente, la necessità del costante impegno per una buona riuscita di un progetto. Personalmente, non ho ravvisato punti di rottura, anzi, ho riscontrato buona apertura con Federfarma e ampio margine di sostegno da parte di FOFI e queste condizioni sono determinati nello sviluppo di un programma di attività che sarebbe fallimentare senza la collaborazione dei principali organi rappresentativi della Categoria.

    Non è tutto oro quel che luccica. La professione è cambiata e noi giovani, dobbiamo essere al passo con i tempi, dobbiamo essere proiettati verso la farmacia del 2030. Come possiamo e dobbiamo smuovere la categoria?

In realtà i ragazzi delle Agifar, per caratteristiche anagrafiche, non hanno mai vissuto il periodo d'oro della farmacia, quando gli incrementi annuali di fatturato erano a doppia cifra, e oggi, senza abbandoni a pessimismi, non si può dire che assistono a grandi luccichii. E 'vero che la professione è cambiata perché è cambiata la farmacia. Oggi a determinare il quadro sono pochi ma significativi elementi: l'evoluzione tecnologica, l'implementazione delle reti della cronicità, l'impoverimento culturale del territorio escluso dall'innovazione del farmaco. La sfida è quella di agire su questi importanti pilastri per riportare la farmacia ad un tempo di crescita professionale ed economica, rivalutandone ed ampliandole i ruoli sanitari. Penso alla gestione del paziente cronico, ai farmaci innovativi. Ovvio che occorre chiedere il contributo di tutta la categoria, perché un'evoluzione di questo tipo richiede profonda preparazione tecnico-professionale e l'implementazione di strumenti tecnologici ad hoc.

    è quindi in atto il passaggio generazionale. Quali problemi potrebbero nascere per la professione?

Rispetto alle prospettive di crescita di cui accennavo prima, credo che la maggiore difficoltà sia quella di far risvegliare la fede nei progetti, l'ottimismo verso la raccolta dei risultati. Oggi occorre chiedere ai colleghi sforzi e investimenti a fronte di risultati ancora lontani e di forti incertezze che incombono sul settore dal punto di vista normativo come per il capitale e il farmaco fuori dalla farmacia.

    Facendo un po' di sana autocritica, in cosa secondo te la nostra categoria ha peccato? E invece, analizzando tutto quello che di buono è stato fatto, cosa salvi per ripartire per raggiungere i prossimi obiettivi?

Negli anni 80/90 si è voluto credere in un modello più aperto di farmacia, aprendo in modo smisurato il ventaglio dell'offerta e contribuendo così alla "dissacrazione" della farmacia come presidio sanitario. Poi vi è stato il madornale errore di chiedere di vincolare alla presenza del farmacista l'uscita dell'OTC dalla farmacia. Questi due errori hanno determinato una pesante perdita di credibilità della farmacia e oggi ne paghiamo le conseguenze. Di buono invece c'è stata la risposta del farmacista in termini di servizio da sempre garantito ad ottimi livelli, tanto da essere sempre al top del gradimento. Inoltre, la farmacia ha dimostrato, anche meglio rispetto ad altre categorie, di avere un'ottima capacità di adattamento all'evoluzione tecnologica e, in qualche caso, anche con spirito imprenditoriale. Queste sono le virtù da porre alla base della futura evoluzione.

    Perché le iene ce l'hanno tanto con la categoria ogni trasmissione almeno un pezzo ci riguarda. Come ti poni sull'argomento DPC?

Le iene sono animate dallo spirito di giustizia ed equità e in questo sono ammirevoli. Tanto è vero che sono al fianco del cittadino nella difesa contro soprusi e sprechi. Il loro metodo si basa sulla raccolta di segnalazioni dei cittadini e la creazione di servizi, dopo aver raccolto interviste e documentazioni. Tuttavia, penso che in questo modo potrebbero esporsi al rischio di ricevere segnalazioni strumentali e, quando il tema è complesso, questo potrebbe comportare un problema. Infatti, l'informazione al pubblico potrebbe risultare parziale, se non è preceduta da un accurato approfondimento, spesso difficile da svolgere specialmente in tempi televisivi. Per quanto poi riguarda la DPC, credo sia ormai il momento di una riunificazione delle regole a livello nazionale, ma ciò dovrebbe avvenire in un quadro più ampio. La DPC, nata nel 2001 per agevolare il cittadino nell'accesso al farmaco, dispensato prima di allora solo ai controlli in ospedale, ora è diventato uno strumento economico con effetto contrario sul cittadino stesso. Deve tornare a rivestire la stessa funzione, rimettendo ordine tra i tre canali di distribuzione: Diretta, Convenzionata e Per Conto.

    Come rispondi alle critiche della categoria di fare solo eventi e feste senza occuparsi dell'evoluzione della professione? Perché un giovane farmacista dovrebbe iscriversi? Quali vantaggi porta essere Agifar?

Noi stiamo cercando di promuovere iniziative equilibrate, da un lato i momenti d'incontro se vogliamo anche disimpegnati, perché è un modo di rafforzare le amicizie, dall'altro sto puntando molto su progetti che supportino il giovane farmacista nell'entrata nel mondo del lavoro. Agifar Academy è uno degli strumenti di formazione e aggiornamento che si è rivelato ottimale per raggiungere questo obiettivo. Il vantaggio dell'iscrizione alle Agifar è quindi quello di potersi confrontare ai vari livelli con Colleghi che hanno gli stessi ideali e le stesse aspettative, per percorrere insieme il cammino verso l'impegno professionale e di associazionismo.

    Come ci poniamo rispetto a dott. Google che spesso mette in discussione le competenze del farmacista?

Dott. Google non è laureato e non è iscritto ad un ordine professionale, quindi occorre starne alla larga. Sto scherzando naturalmente, ma allo stesso tempo sto esprimendo il mio pensiero. Il nostro compito con Internet è diventato ancor più difficile, perché dobbiamo prestare la massima attenzione nel distinguere il cittadino correttamente informato da chi invece ha acquisito informazioni scorrette o parziali e, questi ultimi, purtroppo sono i più numerosi.

    Cosa pensi della vendita on line di medicinali?

Ho sempre pensato che sia un'aberrazione conseguente alla considerazione del medicinale come semplice merce di consumo e purtroppo sappiamo che questo modo "strumentale" di classificare il farmaco non ha prodotto solo quest'anomalia. Immagino che con la vendita on line, per quanto il sistema sia corredato di strumenti identificazione che garantiscano l'identità della farmacia erogante, vi è comunque sempre un margine di rischio di attività ingannevoli nei confronti del consumatore. Abbiamo già le prove di illeciti commessi da siti esteri che ovviamente possono avere con internet un raggio d'azione internazionale. Tuttavia oggi questa è la regola e questa è una nuova sfida chiamata ad impegnare le farmacie, per cui ognuno deve valutare secondo le proprie inclinazioni e la propria struttura organizzativa se impegnarvisi o meno. L'ideale sarebbe poter disporre tutti di uno strumento uniforme; sarebbe facilmente riconoscibile dal cittadino e comporterebbe oneri certamente accessibili da tutte le farmacie.

    Cosa pensi delle catene che stanno inglobando le farmacie italiane?

Sfido chiunque a dimostrare che siano un bene per l'assistenza farmaceutica. E' una risposta di puro mercato che vira di 180 gradi la rotta fin qui seguita dallo Stato italiano e dalla stragrande maggioranza degli altri Paesi, ossia, favorire la capillarità. Non che siano messi in discussione quorum e pianta organica, ovviamente, ma l'entrata di capitale favorirà sicuramente la concentrazione di servizio in alcune aree con il rischio di creare per le farmacie le stesse condizioni che hanno distrutto in questi ultimi trent'anni il commercio di vicinato. A grande rischio deve corrispondere grande impegno per le farmacie indipendenti che dovranno attrezzarsi per non soccombere. Credo che la prima difesa sia quella dell'aggregazione per sfruttare sinergie ed economie di scala.

    Cosa pensi della farmacia dei servizi? Vedrà mai la luce in maniera più massiccia?

La farmacia dei servizi, a mio parere, costituisce un'interessante opportunità, soprattutto se venisse riconosciuta in tutta la sua versatilità dal SSN. Infatti, si presta sia ad erogare prestazioni di prima stanza in ambito privatistico che ad affiancare le reti della gestione della cronicità, tema particolarmente sentito oggi per l'incidenza delle patologie croniche sulla spesa sanitaria. Abbiamo già importanti risultati sanitari sul territorio, ad esempio, grazie alle farmacie che si sono impegnate nel campo della telemedicina, come studi pubblicati a livello internazionale dimostrano l'utilità del farmacista nell'attività di pharmaceutical care. E' quindi un modo per la farmacia di occupare nuove aree di competenza, portando vantaggi al sistema. Ovviamente, il tutto non può accadere a caso. La farmacia si deve preparare professionalmente e strumentalmente e il SSN deve riconoscerla come valore aggiunto per il sistema, finalizzato al risparmio e non come ulteriore motivo di spesa. Purtroppo la lettura dell'atto d'indirizzo per il rinnovo della Convenzione tra farmacie e SSN non conforta, perché alla farmacia dei servizi verrebbe affidato un ruolo direi marginale. C'è ancora molto da fare, ma riscontro negli organi di categoria una forte determinazione a proseguire nella promozione di questa nuova funzione.

    L'università italiana è ancora distante dalla professione finale, è molto nozionistica e poco pratica. Come dovrebbe essere plasmata per avvicinarsi alla professione?

Non ho né competenza, né autorevolezza per giudicare il percorso di studi che preparano alla laurea in farmacia. Dalla mia personale esperienza, posso dire che vi è una giustificata selezione e una preparazione formativa che porta ad un solido e aggiornato livello di conoscenza del farmaco e della professione. Se vogliamo trovare margini di miglioramento credo vadano ricercati negli aspetti più pratici della professione, direi nella quotidiana attività della farmacia. Ad esempio, personalmente, ho dovuto apprendere sul campo tutti gli aspetti della gestione dei sistemi informatici della farmacia, della gestione economico-commerciale, nell'ambito della comunicazione efficace con il paziente e dell'erogazione delle prestazioni della farmacia dei servizi.

AFK
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