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Virus pericolosi
Già da qualche mese l'Oms ha dichiarato l'inizio del periodo di allerta pandemico. Siamo infatti entrati nella fase pandemica 3, ovvero in presenza di una infezione nell'uomo con un nuovo sottotipo virale, senza tuttavia che vi sia, se non in rari casi, la trasmissione da uomo a uomo. Se sarà superata anche la fase 3, la situazione potrebbe diventare molto grave. Prima con piccoli cluster, a limitata trasmissione interumana e una diffusione altamente localizzata (fase 4); poi con grandi cluster ma ancora una diffusione localizzata (Fase 5); e infine con la fase 6, ovvero la diffusione generalizzata della nuova pandemia. Entrando nella fase 3, si è abbandonato il periodo interpandemico, cioè il periodo di "quiete" che trascorre tra una pandemia e la successiva. Stiamo pertanto vivendo un periodo particolare, dove alle attenzioni rivolte alle influenze stagionali si sommano da un lato i singoli rari casi di aviaria che colpiscono l'uomo e dall'altro la preoccupazione per una prossima mutazione del virus. Esistono infatti tre tipi di influenza: quella stagionale, rispetto alla quale la popolazione mondiale ha già sviluppato gli anticorpi principali, quella aviaria, che però colpisce l'uomo solo occasionalmente, e per contatto diretto con l'animale, e quella pandemica, determinata da un ceppo virale nuovo per l'uomo, trasmissibile e altamente letale. Così, mentre in Italia milioni di persone aderiscono ai piani ministeriali per la vaccinazione stagionale, a livello mondiale gli esperti mantengono alta l'attenzione rispetto al rischio di pandemia di origine aviaria. Ma è proprio inevitabile che l'umanità sia colpita, a breve, da un nuovo sottotipo virale derivante dal virus aviario H5N1? E sarà possibile sviluppare un vaccino in tempi brevi?