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PATOLOGIE REUMATICHE PEDIATRICHE E RISCHIO DI DEPRESSIONE
Il 18 marzo, si è celebrato il World Young Rheumatic Diseases Day, la giornata mondiale dedicata alla sensibilizzazione sulle patologie reumatiche pediatriche.
Per l’occasione, la rete italiana nella quale sono riunite le 10 associazioni attive nell’ambito della reumatologia pediatrica lo hanno promosso il webinar informativo “Dolore e qualità della vita nelle malattie reumatiche infantili”.
L’evento ha visto come protagonisti, oltre agli specialisti clinici della reumatologia pediatrica, anche i giovani pazienti e le famiglie che hanno descritto le loro sfide quotidiane, aiutando il pubblico a comprendere meglio gli impatti delle patologie reumatologiche infantili.
Sono inoltre stati presentati alcuni dati clinici di particolare interesse. Tra questi, uno studio danese pubblicato sulla rivista “The Journal of Rheumatology”, svolto su un campione di 2.086 bambini con artrite idiopatica giovanile, secondo il quale i giovani pazienti hanno un rischio maggiore di avere una malattia psichiatrica rispetto ai loro coetanei, in particolare per quanto riguarda la depressione e i disturbi dell’adattamento.
L’artrite idiopatica giovanile è una patologia con impatti importanti sulla qualità della vita dei più piccoli e dei famigliari, con costi medici e sociali molto elevati.
Prima di soffermarsi sui dati emersi dallo studio, è quindi utile fare il punto su questa malattia reumatica cronica che colpisce, a livello globale, circa 1 ragazzo su 1.000 di età inferiore ai 16 anni, causando infiammazione articolare, dolore e riduzione della mobilità.
Rispetto alle cure disponibili, la situazione emersa dall’incontro appare a luci ed ombre. Da un lato i bambini debbono scontare la lentezza burocratica nell’accessibilità alle nuove terapie visto che occorrono, in media, 2 anni prima che gli enti regolatori a livello europeo (EMA) e nazionale (AIFA) approvino i trial terapeutici della reumatologia pediatrica, visto che questi vengono quasi sempre prima svolti tra i pazienti adulti e non è semplice adattarli all’uso pediatrico.
Dal lato opposto, le terapie oggi disponibili per le patologie reumatologiche pediatriche risultano valide e mirate nel momento in cui si riesce ad avere una diagnosi precoce. Infatti, i recenti progressi nell’identificazione dei meccanismi patogenetici alla base della condizione hanno permesso di realizzare farmaci in grado di ottenere un buon controllo di malattia. Questo non sempre risulta semplice, visto che le malattie reumatiche infantili, per la loro complessità, necessitano di un approccio multidisciplinare anche nella fase diagnostica.
Dall’incontro è emerso anche come la diagnosi precoce e il conseguente approccio terapeutico mirato, riduca il rischio per il bambino di sviluppare complicanze a lungo termine.
In questo senso, tornando allo studio citato, è emerso come la diagnosi precoce e la terapia adeguata possano essere di grande aiuto nel lungo termine per i bambini e i ragazzi affetti da artrite idiopatica anche per ridurre l’eventuale sviluppo di patologie psichiatriche. Per questi giovani pazienti, infatti, il rischio di incorrere, negli anni a venire, in diagnosi di depressione o di disturbi dell’adattamento è infatti fortemente aumentato rispetto ai coetanei.
Nello specifico, lo studio danese ha rilevato un rischio maggiore del 17% di ricevere una diagnosi psichiatrica rispetto ai coetanei. Le associazioni più forti sono state osservate con la depressione (rischio aumentato del 24%) e i disturbi dell’adattamento (rischio aumentato del 22%).
Altro risultato interessante emerso dallo studio è che non è stata trovata alcuna associazione tra artrite idiopatica giovanile e lo stato socioeconomico dei genitori. La condizione sociale dei genitori sembra non influire direttamente sull’associazione tra artrite idiopatica giovanile e il maggiore rischio di soffrire di patologie psichiatriche.