Utifar
Lo strano caso del medico di base ...privato
In un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, un centro medico polispecialistico di una ridente cittadina di provincia del Nord Italia comunica ai propri follower una nuova opportunità: “Hai bisogno di un medico per tutti, da nonno Giuseppe alla piccola Emma? Family Doc arriva in città!”.
Noi farmacisti, che abbiamo il difetto di essere tecnici e pignoli, traduciamo il testo con un qualcosa del tipo: “Disponibile un nuovo servizio di medicina generale con competenze anche in ambito geriatrico e pediatrico”.
Il giornale della cittadina di provincia, che invece cerca la notizia, titola: “Arriva il medico di base privato: zero attese e burocrazia, ma si pagano visita e ticket” evidenziando, nel sottotitolo, quella che sembra essere la “nuova frontiera della privatizzazione”.
In effetti, il servizio è di tipo privatistico e, come giustamente si affretta a precisare in un altro post la stessa pagina Facebook del centro medico “Il titolo riporta erroneamente la dicitura medico di base”. “Si tratta invece - continua il post - di visita internistica ... Speriamo che il servizio sia utile a quei pazienti che non hanno il medico di famiglia, o per vari motivi hanno difficoltà a ricevere supporto, il servizio non sostituisce quello offerto dal Ssn, è aperto a pazienti di ogni provincia e nazionalità”.
Queste precisazioni sono corrette e doverose, ma, ormai, il sasso è stato lanciato e la stampa si è mossa. Ecco allora che i politici locali alzano le antenne e, nella loro mente, si affacciano pensieri del tipo: “Caspita! Qui se si viene a sapere che serve il medico di base privato per evitare burocrazia e attese, passa il messaggio che la sanità regionale non è poi così efficiente come viene raccontata”.
Il caso rientra, la notizia piano piano non fa più scoop, la finestra rimane rotta e il bambino è già tornato a casa.
Ma se la carta stampata fa notizia per un sol giorno, i social media hanno la memoria più lunga. Riprendiamo allora a leggere il post che si rivolgeva a nonno Giuseppe e alla piccola Emma o, per meglio dire, ai loro care giver: “Un servizio di medicina interna in regime privato, con un tocco di simpatia e calore familiare. Con noi, sentirsi a proprio agio è la norma! Prenota il tuo appuntamento ... solo 50 euro a visita, sorrisi inclusi”.
Ora, in questa storia, come abbiamo detto, non ci sono orchi né fate, ma solo sorrisi e tanto calore umano ad un prezzo ragionevole.
Al tempo stesso, questa vicenda rappresenta una fotografia veritiera di quello che sta accadendo alla sanità italiana. Mancano i medici di famiglia sul territorio. Spesso, quando ci sono, faticano a garantire un servizio delle urgenze che pur sarebbe dovuto. Nei fine settimana, partendo dal venerdì pomeriggio, anche molti pediatri faticano ad essere disponibili.
Si era abituati ad “abusare” dei pronto soccorso, oggi invece sono inavvicinabili a meno di volere attendere ore prima di essere visitati da medici a gettone. La guardia medica è spesso solo un numero di telefono che non risponde.
Questa è vita reale, lo sappiamo bene. Ecco allora che soluzioni fantasiose come le visite private di medicina interna trovano sempre più spazio e spesso vengono offerte anche in poliambulatori esterni, ma limitrofi a farmacie sul territorio.
A rimetterci è sempre l’utente che, per ovviare ad un disservizio della sanità pubblica, è disposto a pagare di tasca propria la visita, alla quale si sommano i farmaci, che si immagina non vengano prescritti in regime mutualistico, ma su ricetta bianca.
Non è certo colpa della singola sanità regionale se ciò accade; e nemmeno dei poliambulatori che offrono un servizio richiesto o di chi affitta loro i locali.
Qui il cattivo non esiste; e la morale nemmeno: è puro neorealismo alla Luchino Visconti, regista di Ossessione de Il Gattopardo, altro che la favola di Cappuccetto Rosso!
Guardando però al futuro, la storia che abbiamo raccontato suona anche come un segnale dei tempi che cambiano; come un secchio di acqua fredda in faccia a chi, come chi scrive, si ostina a difendere l’idea di un antico Ssn del quale, ormai, rimangono solo il ricordo e la nostalgia.