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LA SFIDA DELLA SANITÀ DIGITALE E I RISCHI DI UN SISTEMA FRAMMENTATO

di Alessandro Fornaro

Negli ultimi anni, il tema dell’efficienza del sistema sanitario italiano è diventato sempre più centrale. In un editoriale pubblicato su The Lancet, sono state messe in luce alcune delle criticità più profonde del nostro Ssn, evidenziano, come problema cardine, la frammentazione del sistema sanitario italiano. Con 20 regioni che operano in autonomia, ognuna con le proprie regole, tecnologie e piattaforme, il risultato presentato dall’editoriale è un mosaico disomogeneo che ostacola la condivisione dei dati sanitari e rallenta l’efficienza operativa.
L’esempio più lampante è quello del Fascicolo Sanitario Elettronico, le cui potenzialità sono limitate dalla mancanza di interoperabilità tra i sistemi regionali, e dalla lentezza nell’adozione di tecnologie digitali uniformi.
La rivista pone l’accento, in particolare, sulla marcata autonomia delle 20 Regioni italiane, che operano in maniera indipendente con sistemi tecnologici spesso incompatibili tra loro che rendono talvolta impossibile la condivisione dei referti medici con grandi difficoltà per i pazienti che si muovono all’interno del sistema sanitario nazionale. Il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”, che vedono molti pazienti del sud recarsi nelle strutture del nord per ottenere cure migliori, non rappresenta, quindi, solo l’emblema delle disparità regionali, ma anche una conferma dell’inefficienza tecnologica del sistema.
Spesso, i pazienti vengono presi in carico senza una storia clinica completa, con inevitabili ritardi nei trattamenti e la necessità di ripetere esami già effettuati. In aggiunta alle evidenti implicazioni umane, questo scenario comporta costi annuali enormi, stimati in circa 3,3 miliardi di euro, derivanti soprattutto dalla duplicazione di esami diagnostici e dalle difficoltà nel trasferimento di informazioni sanitarie tra le diverse aree del Paese.
Investimenti necessari
Un altro dato preoccupante emerso dall’editoriale è che, nonostante l’Italia abbia investito 1,8 miliardi di euro nella digitalizzazione sanitaria nel 2022, rimangono dubbi su come questi fondi siano stati utilizzati. Ad oggi, solo il 42% delle strutture sanitarie dichiara di avere sistemi elettronici attivi in tutti i dipartimenti.
Se le differenze tra i differenti sistemi regionali non sorprendono più di tanto chi lavora nel settore della sanità, questo dato salta invece all’occhio in maniera dirompente. Se solo quattro strutture sanitarie su dieci in Italia hanno implementato al loro interno un sistema informatico completamente integrato in tutti i dipartimenti, questo significa che più della metà di esse non dispongono di un sistema che consente la gestione digitale unitaria di tutte le informazioni cliniche e amministrative, a partire dalle cartelle elettroniche fino ai dati diagnostici e operativi. Queste situazioni creano difficoltà nel coordinamento dei pazienti, nella gestione delle informazioni e nei processi decisionali clinici. Ad esempio, in una struttura sanitaria priva di un sistema integrato, un paziente ricoverato in un reparto potrebbe vedere i propri dati non immediatamente accessibili da altri reparti o laboratori diagnostici, ritardando le cure o causando, anche in questo caso, duplicazioni di esami con i relativi disagi per il paziente e con la lievitazione dei costi.
Le inefficienze del sistema non si fermano però alla gestione dei pazienti. The Lancet denuncia anche un impatto negativo sulla ricerca scientifica. La mancanza di una piattaforma centralizzata costringe i ricercatori a sottoporsi a iter burocratici estenuanti, richiedendo autorizzazioni ai comitati etici e di privacy di ogni singola istituzione. Questo processo lungo e spesso arbitrario ha portato, dal 2009, a un calo drastico delle autorizzazioni concesse per gli studi, scese al 15% del totale, mettendo a rischio il ruolo dell’Italia nella ricerca medica internazionale.
L’analisi di The Lancet dipinge, quindi, il quadro di un sistema sanitario che, pur con risorse significative, non riesce a superare le sue criticità strutturali. La frammentazione, le disuguaglianze regionali e il ritardo nella digitalizzazione rappresentano ostacoli enormi non solo per la gestione dei pazienti, ma anche per la ricerca e l’efficienza complessiva del sistema.
Le farmacie, in quanto ponte tra il cittadino e il Ssn, sono spesso le prime a percepire le difficoltà causate da questa disorganizzazione che impatta già oggi direttamente sulla capacità di interfacciarsi con il sistema sanitario per gestire ricette elettroniche, prenotazioni di esami e altri servizi sempre più richiesti.
Nel prossimo futuro, l’assenza di una piattaforma unica a livello nazionale complicherà ulteriormente questi processi, obbligando i farmacisti a destreggiarsi con sempre maggiori difficoltà tra procedure regionali diverse, con tempi più lunghi e una burocrazia che sembra divenire sempre più complessa mentre dovrebbe, al contrario, trovare nell’informatizzazione un alleato efficiente.
Per il farmacista, affrontare queste sfide significa non solo gestire meglio il presente, ma anche contribuire a costruire un sistema sanitario più moderno, equo ed efficiente. Anche la voce dei farmacisti è dunque essenziale nell’auspicare riforme che abbattano le barriere regionali e pongano le basi per un futuro in cui il paziente sia davvero al centro del sistema.
Farmacie in prima linea, tra pazienti e burocrazia
Le farmacie rappresentano uno dei punti di accesso più vicini e immediati per il cittadino al sistema sanitario, soprattutto nelle aree più isolate o meno servite. Tuttavia, le inefficienze attuali rendono il lavoro del farmacista più complicato e meno fluido in diversi ambiti, tra i quali:
• Gestione delle ricette elettroniche: in alcune regioni il sistema è integrato e funziona senza intoppi, mentre in altre è necessario affrontare problemi tecnici o normative poco chiare che rallentano il processo.
• Prenotazioni e servizi integrati: il farmacista può prenotare esami o visite per conto del paziente, ma la frammentazione delle piattaforme regionali richiede un impegno aggiuntivo per navigare tra sistemi diversi e spesso non comunicanti.
• Interfaccia con il Fascicolo Sanitario Elettronico: nonostante rappresenti una risorsa potenzialmente rivoluzionaria, l’utilizzo del FSE è talvolta penalizzato da una scarsa diffusione delle infrastrutture necessarie e dall’assenza di protocolli standardizzati.