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16 febbraio 2024
di Vincenzo Zottoli
Rif. rivista Nuovo Collegamento 1-2024
LA COERENZA DEL PIANO ALIMENTARE
Spesso, al farmacista vengono raccontate le abitudini alimentari dei clienti. In alcuni casi ci si trova di fronte a schemi dietetici largamente sponsorizzati e di moda, altre volte a piani dietetici personalizzati preparati da professionisti della materia. Ma spesso si tratta di diete fai da te. Compito del farmacista è comunicare nel migliore dei modi con il cliente, al fine di aiutarlo a valutare con coerenza il reale obiettivo di un regime dietetico sano e completo.

In internet si ritrovano numerose diete che tendono a fare del paziente una vera e propria cavia da laboratorio. La perdita di peso indotta dall’utilizzo di questi schemi dietetici porta la persona a considerarli, nella maggior parte dei casi, regimi corretti per il proprio organismo solo in relazione ad un calo ponderale che il più delle volte è repentino ed inconcludente.
Diffidare da regimi dietetici totalmente sbilanciati in termini di nutrienti è il primo passo per un successo terapeutico, evitando così fluttuazioni biochimiche importanti e l’instaurarsi del Weight Cycling (vedi box).

L’importanza della massa magra
Un primo aspetto per confrontarsi con il cliente in farmacia può riguardare la velocità con la quale perdere i chili in eccesso. Questa tematica è molto importante, specie nel paziente obeso, nel quale circa il 75% dell’eccesso di peso è costituito da massa grassa, mentre solo il 25% è rappresentato da massa magra.
La massa magra si identifica in acqua, proteine ed un po’ di glicogeno ed è questa che deve essere salvaguardata durante il calo ponderale.
Molti regimi dietetici hanno ritmi di calo ponderale che portano il paziente obeso anche 4 kg a settimana.
A tal proposito è doveroso far capire al soggetto che è facile in questi casi che il calo ponderale interessi non solo il tessuto adiposo ma anche la massa magra. Il concetto cardine della dietoterapia nell’obeso è che essa mira ad un calo ponderale andando ad intaccare il solo tessuto adiposo e fornendo un apporto energetico che sia inferiore a quello necessario per un mantenimento di peso.
In tutti i casi, e non solo nel soggetto obeso, è quindi fondamentale fare comprendere che quando il calo ponderale è troppo rapido viene perduta anche massa magra e specialmente a livello muscolare e ciò è un fattore non trascurabile.
La coerenza di un profilo dietetico risiede nel trovare un metodo che po sa portare ad eliminare l’eccesso adiposo senza intaccare la massa non lipidica, il tutto senza creare eccessivo disagio nella vita del paziente.

L’importanza di mantenere i risultai nel tempo
Stando alle definizioni condivise dalla comunità scientifica, per dietoterapia bisogna intendere un cambiamento degli atteggiamenti alimentari e non alimentari dell’individuo che si appresta a cambiare non solo il suo peso, ma anche l’immagine di se stesso e della sua vita in differenti aspetti.
La perdita di peso, a tal proposito, non ha alcun beneficio medico se non è mantenuta nel tempo. Questo fattore risulta importante a lungo termine in quanto nella maggior parte dei casi la perdita di peso risulta essere solo temporanea, ma spesso viene recuperata nell’arco di 3-5 anni.
Bisogna specificare al cliente che non sono da includere in questo discorso quei pazienti che hanno subito interventi chirurgici oltre la canonica dieta, dove la percentuale di recupero ponderale è nettamente inferiore per differenti motivi fisiologici.
Altro aspetto fondamentale da tener presente è che, mano a mano che il peso viene perduto, cambia anche la necessità calorica del soggetto a causa di un processo chiamato adattamento della spesa energetica.
Le caratteristiche
di una dieta coerente
Le caratteristiche correnti per una dietoterapia coerente sono:

  • Minimo 100 g di carboidrati al fine di prevenire gluconeogenesi da amminoacidi e per inibire la deplezione di glicogeno
  • Contenuto di fibre di almeno 20-30 grammi al giorno
  • Adeguato apporto proteico al fine di mantenere la massa magra
  • Contenuto adeguato di vitamine e sali minerali

Dato che il fine ultimo è la perdita di peso, spesso attraverso delle formule standard si calcola il quantitativo minimo di calorie che il paziente deve assumere.
Una terapia di successo ed ampiamente utilizzata è quella che risulta basata sulla deplezione di 500 kcal, ovvero con un deficit fisso stabilito.

Le diete liquide
Un assetto opposto a quello considerato fino ad ora è stato quello dell’introduzione di profili alimentari basati su “diete liquide” a contenuto energetico molto basso.
Negli anni ‘60 cominciarono a comparire i primi regimi basati su diete complete in termini di vitamine, proteine e micronutrienti ma con un valore energetico troppo basso, circa 350 kcal per giorno.
Negli anni ‘70 si passa alla The LastChanceDiet ovvero una dieta che provoco numerosi morti per aritmia cardiaca in quanto povera di acidi grassi essenziali e di minerali come potassio e magnesio.
Arriviamo agli anni ‘80 con l’immissione in commercio di diete meglio formulate ma che presentavano comunque delle difficoltà oggettive in soggetti che già erano magri.
Questo fenomeno interessò soprattutto donne che instaurando questi regimi dietetici svilupparono disturbi alimentari correlati.
Questi eventi portarono le agenzie governative all’imposizione di linee guida soprattutto negli Stati Uniti:

  • Regime minimo dietetico di 800 kcal.
  • Attuazione del regime solo in pazienti con IMC superiore a 30.
  • Regime dietetico applicato solo per periodi limitati.

Entrati nel nuovo millennio e con tutti i progressi tecnologici e non solo derivati da tale passaggio, anche la dietoterapia si è evoluta arrivando all’attuazione di protocolli alimentari caratterizzati da preparazioni liquide del valore nutrizione di circa 750 kcal come surrogati del pasto.
Il tutto è stato supportato dal concetto di “corsa al progresso” che, da quegli anni in poi, è diventato parte integrante del nostro modo di vivere la vita.
Sono stati differenti e variegati gli approcci alla dietoterapia che hanno portato verso regimi dietetici sempre più eterogenei, ma quali sono state le considerazioni preliminari che hanno portato verso questi pattern alimentari?
Diminuzione dell’assorbimento intestinale
Numerosi sono stati i tentativi per diminuire a livello intestinale l’assorbimento di determinati nutrienti al fine di causare un calo ponderale.
A tal proposito la fibra alimentare o surrogati non digeribili di grassi alimentari, o ancora inibitori della lipasi pancreatica sono stati utilizzati al fine di impedire l’assorbimento di lipidi e non solo. Quando il consumatore si trova di fronte ad un prodotto che contenga come fine ultimo quello di diminuire l’assorbimento intestinale, egli deve tener presente che nei casi sopracitati, gli effetti collaterali possono essere:

  • Steatorrea che a lungo termine è fastidiosa
  • Inibizione assorbimento di vitamine liposolubili.

Alcuni esempi di diete ipocaloriche
Il successo più grande è derivato dal valutare, come arma potenziale, una dieta ipocalorica per il raggiungimento di un successo terapeutico.
Nello specifico diete ad alto contenuto di lipidi e basso contenuto calorico, inducono uno stato di chetosi.
Tale condizione va a deprimere l’appetito, ma al tempo stesso causa effetti indesiderabili come:

  • nausea
  • ipotensione
  • faticabilità

Si tenga presente che i corpi chetonici essendo essenzialmente acidi tendono a far variare il pH del sangue inducendo acidosi.
Il digiuno ormai da qualche anno è diventato di moda ed inevitabilmente porta ad una perdita di peso, ma tale calo ponderale non interessa solo la massa grassa ma anche quella magra.
A tal proposito sono stati studiati regimi alimentari con un apporto proteico al fine di ridurre la quantità perso di tessuto non adiposo ed inducendo chetosi.
L’inconveniente di tale regime è derivante da aritmie cardiache che hanno condotto anche a morte, probabilmente per interessamento della massa miocardica e deficienza potassica.
Le diete ipocaloriche bilanciate sono invece utilizzate con l’intento di salvaguardare la massa magra proteica ed intaccare solo quella grassa.
Per questo motivo è stato introdotto all’interno del regime alimentare un contenuto di glicidi minimo per evitare deplezione proteica ed il taglio più grande è avvenuto sulla quota lipidica.
In conclusione abbiamo visto i differenti aspetti che portano alla nascita ed alla scelta di un determinato regime dietetico. Considerare un regime dietetico coerente con il nostro organismo è difficile e proprio per questo motivo sta diventando sempre più importante imporre un concetto di “dieta personalizzata”.

 

Dunque è chiaro che rivolgersi ad esperti per cambiare il proprio assetto alimentare risulta fondamentale per raggiungere l’obiettivo terapeutico e mantenerlo nel lungo periodo.
Il weight cycling
Noto anche come effetto yo-yo, è un fenomeno che prevede una rapida e drastica alternanza tra periodi di perdita e di recupero di peso.
Questo fenomeno è spesso associato a regimi dietetici restrittivi e squilibrati, che vengono seguiti per un breve periodo di tempo, seguiti da un periodo di recupero del peso perduto.
Il weight cycling può essere causato da diversi fattori, tra cui:

  • Diete dimagranti troppo drastiche o poco sostenibili nel lungo termine.
  • Mancanza di supporto psicologico e sociale durante il percorso di dimagrimento.
  • Il ritornare alle vecchie abitudini alimentari dopo aver raggiunto il peso desiderato.

Il weight cycling può avere diversi effetti negativi sulla salute, tra questi:

  • Aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione e altre patologie croniche.
  • Rischio di sviluppare disturbi alimentari.
  • Stress psicologico e calo dell’autostima.
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