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IL RUOLO CRUCIALE DEI FARMACISTI NELLA GESTIONE E ADERENZA AI TRATTAMENTI ANTICOAGULANTI
Aderenza al trattamento: sfide e implicazioni nella prevenzione dell’ictus
La gestione efficace della FA dipende fortemente dall’aderenza al trattamento con anticoagulanti orali (OAC), essenziale per prevenire eventi avversi come gli ictus. Tuttavia, mantenere un’aderenza ottimale rappresenta una sfida significativa e le ricerche mostrano che fino al 40% dei pazienti, specialmente tra gli anziani, non aderisce completamente al trattamento. Un’ampia revisione sistematica ha, inoltre, evidenziato che i pazienti saltano in media una dose su quattro dei loro anticoagulanti orali diretti. È plausibile, quindi, che la reale entità della non aderenza sia ancora maggiore di quanto riportato, considerando che quasi il 50% dei pazienti non aderenti non ha rivelato questo comportamento ai propri operatori sanitari.
Le cause della non aderenza
Le cause della non aderenza sono molteplici e variegate. Tra queste, la dimenticanza, che colpisce circa il 25% dei pazienti, e la paura degli effetti collaterali, come il rischio di sanguinamento, sono tra i fattori più comuni. Altri ostacoli includono la complessità del regime terapeutico e le interazioni con altri farmaci o alimenti. Queste cause sono spesso multifattoriali e specifiche per ogni paziente, richiedendo così soluzioni personalizzate.
Il ruolo dei farmacisti
I farmacisti giocano un ruolo cruciale nel migliorare l’aderenza ai farmaci grazie alla loro competenza e al contatto diretto con i pazienti.
Essi sono in grado di identificare i pazienti non aderenti e di fornire consulenza e supporto continui, spiegando i benefici della terapia, gestendo le aspettative sugli effetti collaterali e proponendo strategie per migliorare l’aderenza.
Collaborazione interprofessionale migliora sicurezza ed efficacia della terapia
Un esempio significativo di intervento è rappresentato dalla revisione della terapia farmacologica. Nel Regno Unito, i farmacisti operanti negli studi medici hanno migliorato l’uso degli anticoagulanti orali diretti (DOAC), correggendo dosaggi inappropriati. Prima dell’intervento, il 24% dei pazienti presentava un dosaggio non adeguato di DOAC. Dopo l’intervento dei farmacisti, il dosaggio dei DOAC è stato correttamente regolato nel 94% dei casi per allinearsi ai parametri clinici raccomandati.
Questo allineamento ha garantito che ogni paziente ricevesse una dose ottimale del farmaco, considerando le specifiche caratteristiche individuali come l’età, la funzionalità renale e il peso corporeo. L’ottimizzazione del dosaggio è stata cruciale per ridurre il rischio di eventi avversi, come il sanguinamento, che può verificarsi con dosaggi troppo alti, o l’inefficacia del trattamento, associata a dosaggi troppo bassi.
La riduzione del rischio di eventi avversi è stata quantificata attraverso il punteggio HAS-BLED, un indicatore utilizzato per valutare il rischio di sanguinamento nei pazienti in terapia anticoagulante.
Grazie agli interventi dei farmacisti, il 73% dei pazienti ha visto una riduzione del punteggio HAS-BLED di almeno un punto, indicando una diminuzione del rischio di sanguinamento.
L’intervento ha quindi personalizzato il trattamento, migliorando la sicurezza e l’efficacia della terapia anticoagulante.
Interventi strutturati e supporto continuo del farmacista di comunità migliorano aderenza al trattamento
Un altro esempio del ruolo cruciale del farmacista emerge dal New Medicines Service (NMS), un servizio offerto dalle farmacie di comunità nel Regno Unito, progettato per assistere i pazienti nella gestione di nuovi farmaci, soprattutto per le patologie croniche. Questo programma si concentra sul periodo iniziale di assunzione del farmaco, offrendo supporto e consulenza tramite incontri diretti, follow-up e ulteriori appuntamenti per risolvere eventuali problemi legati alla terapia.
In particolare, uno studio ha esaminato l’implementazione del NMS nel Regno Unito, con una sperimentazione anche in Polonia, per migliorare l’aderenza al dabigatran, un anticoagulante orale.
All’inizio dello studio, si è osservato che l’aderenza al trattamento era subottimale nel 50% dei pazienti con fibrillazione atriale.
Per migliorare questa situazione, i farmacisti hanno implementato un approccio multifasico che includeva incontri faccia a faccia con i pazienti per la riconciliazione dei farmaci, educazione sul trattamento e gestione dei potenziali effetti collaterali.
Durante questi incontri, i farmacisti spiegavano l’importanza della terapia, rispondendo a domande e preoccupazioni dei pazienti. Inoltre, per mantenere un contatto costante e superare ulteriori ostacoli all’aderenza, sono state effettuate telefonate di follow-up. Sono stati inoltre forniti supporti indiretti, come foglietti illustrativi informativi e promemoria giornalieri inviati tramite smartphone, per ricordare ai pazienti di assumere il farmaco regolarmente.
I risultati dell’intervento sono stati significativi.
Nei primi tre mesi, i pazienti supportati dai farmacisti hanno mostrato un’aderenza al Dabigatran notevolmente superiore rispetto al gruppo di controllo, che ha ricevuto solo cure standard. L’aderenza alla dose prescritta era dell’82,7% al giorno 7, dell’84,4% al giorno 21 e del 78,4% al giorno 90, rispetto al 71,4%, 58% e 39,7% del gruppo di controllo. Al termine dello studio, il 26,1% dei pazienti nel gruppo seguiti dal farmacista era completamente aderente, contro il 13,2% del gruppo di controllo.
Questi dati evidenziano che interventi strutturati e supporto continuo da parte dei farmacisti possono migliorare significativamente l’aderenza alla terapia anticoagulante, constatando il naturale declino dell’aderenza nel tempo.
Analisi di prima istanza per il monitoraggio INR portano a una migliore gestione del trattamento
Un intervento cruciale dei farmacisti nelle farmacie riguarda la gestione del warfarin, un anticoagulante ancora ampiamente utilizzato nonostante l’avvento dei DOAC.
A causa del suo indice terapeutico molto ristretto, il warfarin richiede un monitoraggio costante dell’INR (International Normalized Ratio) per prevenire rischi di sanguinamento o ictus.
Studi retrospettivi hanno dimostrato che la gestione del warfarin da parte dei farmacisti è associata a un significativo miglioramento della stabilità dei parametri terapeutici. In particolare, il coinvolgimento dei farmacisti ha aumentato il TTR (Time in Therapeutic Range), ovvero il periodo in cui il paziente mantiene l’INR nel range terapeutico desiderato.
I pazienti seguiti dai farmacisti hanno registrato un aumento del TTR del 20-30% rispetto alla gestione tradizionale, passando da valori iniziali inferiori al 50% a una media tra il 60% e il 70%.
Questo miglioramento ha stabilizzato così il controllo anticoagulante, riducendo significativamente gli episodi in cui l’INR si trovava fuori dal range terapeutico ottimale.
Conclusioni
Gli interventi dei farmacisti sono quindi fondamentali per migliorare l’aderenza ai trattamenti con OAC e prevenire complicazioni gravi come l’ictus.
La loro presenza permette un monitoraggio continuo e una gestione personalizzata delle terapie, essenziali per i pazienti con FA. Investire in questi servizi migliora non solo gli esiti clinici, ma anche la sostenibilità del sistema sanitario, riducendo il numero di ospedalizzazioni e altre complicazioni.
Fonte: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.2147/IPRP.S397844?src=exp-la#d1e517