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15 luglio 2024
di Alessandro Fornaro
Rif. rivista N 5 | 2024 Nuovo Collegamento
I CALCOLI BILIARI   E IL RUOLO DEL FARMACISTA IN ESTATE
I farmacisti svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione e gestione dei calcoli biliari. Essere proattivi nel fornire consigli su una dieta equilibrata e un’adeguata idratazione può fare una grande differenza per i pazienti. Con questa intervista, presentiamo un approfondimento sui calcoli biliari, con un’attenzione particolare alle precauzioni da prendere durante i mesi estivi.

Quando forniamo consigli con competenza e dedizione, noi farmacisti possiamo fare la differenza nella vita dei nostri clienti, anche quando si tratta di problemi di salute non gravi ma comunque significativi, come, per esempio, i calcoli biliari. 
Questi piccoli, ma potenzialmente dolorosi depositi che si formano nella cistifellea possono colpire chiunque e in qualsiasi periodo dell’anno, ma ci sono condizioni che possono influenzarne l’insorgenza. 
Tra queste, l’estate che, con le sue abitudini alimentari spesso diverse e la maggiore propensione alla disidratazione, può rappresentare un periodo critico per chi è predisposto alla formazione di calcoli biliari. 
Ma quali sono i consigli che un farmacista può dare ai propri clienti per prevenire e gestire questa problematica? 
Per approfondire questo argomento, abbiamo intervistato Filippo Antonini, Consigliere nazionale Aigo (Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri) e direttore dell’U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica di Ascoli Piceno.

Dottor Antonini, ci può spiegare cosa sono esattamente i calcoli biliari e come si formano?
Noti anche come colelitiasi, i calcoli biliari sono sedimenti di bile induriti che si formano nella cistifellea o nei dotti biliari. 
Questi si sviluppano quando c’è un eccesso di uno dei componenti della bile, come il colesterolo o la bilirubina. I calcoli biliari possono essere di due tipi principali: calcoli di colesterolo, che sono più comuni e di colore giallastro-verde, e calcoli pigmentati, costituiti principalmente da bilirubina, più piccoli e scuri. 
La bile è prodotta dal fegato e immagazzinata nella cistifellea, che la rilascia nell’intestino per aiutare nella digestione dei grassi.

Quali sono i sintomi associati ai calcoli biliari e quando diventano problematici?
Occorre tenere presente che la maggior parte dei calcoli biliari, circa l’80%, non causa sintomi e spesso viene scoperta per caso durante esami di routine. 
Tuttavia, quando i calcoli si muovono o bloccano le vie biliari, possono causare sintomi come dolore improvviso e intenso nell’addome superiore destro, nausea e vomito. Nei casi più gravi, possono portare a complicazioni come colangite, un’infiammazione delle vie biliari, o pancreatite, un’infiammazione del pancreas, che possono essere accompagnate da ittero e richiedono un ricovero ospedaliero urgente.

Come vengono diagnosticati?
La diagnosi di calcoli biliari inizia spesso con esami del sangue per rilevare eventuali alterazioni dei parametri ematici. In seguito, l’ecografia addominale è l’esame di imaging più comune per individuare i calcoli nella cistifellea. 
Sempre a livello diagnostico, è inoltre da tenere presente che, se un calcolo si trova in un tratto diverso delle vie biliari, può essere necessario eseguire una colangio-risonanza magnetica o un’ecoendoscopia per una visualizzazione più dettagliata.

Esistono dei fattori di rischio, o comunque una predisposizione, per la formazione di calcoli biliari?
I fattori di rischio per i calcoli biliari includono il sesso femminile, in particolare tra i 30 e i 50 anni, il sovrappeso corporeo, la familiarità, le gravidanze, la dislipidemia, il diabete mellito e la terapia estrogenica. 
Le donne hanno tre volte più probabilità di sviluppare calcoli biliari rispetto agli uomini, che invece sono maggiormente colpiti dopo i 60 anni. Anche la dieta gioca un ruolo cruciale: cibi ricchi di colesterolo e poveri di fibre, ma anche una dieta “zero” grassi e lunghi periodi di digiuno, possono aumentare il rischio di formazione di calcoli.
Durante l’estate, le persone spesso cambiano la loro alimentazione. Questo può peggiorare la situazione per chi soffre di calcoli biliari?
“L’estate può essere particolarmente critica a causa del rischio di disidratazione. 
L’aumento delle temperature favorisce la perdita di liquidi attraverso la sudorazione e, se non si reintegrano adeguatamente, si può facilitare la precipitazione del colesterolo nella bile, aumentando così il rischio di formazione di calcoli. Inoltre, come lei ha ricordato, le abitudini alimentari possono cambiare, con un maggiore consumo di cibi grassi e alcolici, che contribuiscono negativamente.

Quali consigli può dare ai farmacisti per aiutare i loro clienti a prevenire i calcoli biliari, soprattutto durante l’estate?
Anzitutto, è importante consigliare ai pazienti di mantenere una buona idratazione, bevendo molta acqua e consumando alimenti ricchi di liquidi come frutta e verdura. Inoltre, è importante ricordare di evitare diete ricche di grassi saturi. Consigliare cibi leggeri e a basso contenuto di grassi può fare una grande differenza. 
Alimenti come carne bianca, pesce magro, yogurt magro e formaggi a basso contenuto di grassi sono ottime alternative. I farmacisti possono anche suggerire di evitare lunghi periodi di digiuno e di mantenere una dieta equilibrata per favorire la motilità della cistifellea.

A livello di trattamenti, quali sono disponibili per i calcoli biliari e quando è necessario intervenire?
Il trattamento diventa necessario quando i calcoli causano sintomi o bloccano le vie biliari. 
La rimozione chirurgica della cistifellea, nota come colecistectomia, è spesso la soluzione definitiva. Il calcolo, però, potrebbe migrare dalla colecisti e bloccarsi nelle vie biliari causando infiammazioni locali (colangite) o del pancreas (pancreatite) e ittero. In questi casi è generalmente necessario un intervento endoscopico (colangiopancreatografia retrograda endoscopica) per la rimozione dei calcoli. Inoltre, in alcuni pazienti fragili ad elevato rischio chirurgico, si possono preferire trattamenti meno invasivi come il drenaggio della colecisti, che può essere eseguito sia tradizionalmente per via percutanea esterna o, più recentemente, per via ecoendoscopica interna da gastroenterologi specializzati in queste procedure. Dopo la rimozione della cistifellea, la maggior parte dei pazienti ha una risoluzione rapida dei sintomi, anche se in alcuni casi possono verificarsi sintomi come reflusso gastrico di bile o episodi di diarrea che possono essere gestiti con farmaci appropriati.

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