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I 15 ANNI  DELLA FONDAZIONE  ITALIANA DIABETE
La FID festeggia il quindicesimo anno di un’attività rivolta al sostegno della ricerca e alla promozione della consapevolezza sulla malattia. Un impegno costante che guarda al futuro con speranza e determinazione. Noi farmacisti, operatori sanitari a contatto diretto con i pazienti, siamo un partner chiave in questo cammino verso un miglioramento continuo della qualità della vita dei pazienti. Prendiamo allora spunto dai 15 anni della Fondazione per fare il punto sulla ricerca in questo campo e sulle possibili attività di screening che potrebbero coinvolgere anche noi farmacisti.

La FID festeggia il quindicesimo anno di un’attività rivolta al sostegno della ricerca e alla promozione della consapevolezza sulla malattia. Un impegno costante che guarda al futuro con speranza e determinazione. 
Noi farmacisti, operatori sanitari a contatto diretto con i pazienti, siamo un partner chiave in questo cammino verso un miglioramento continuo della qualità della vita dei pazienti. 
Prendiamo allora spunto dai 15 anni della Fondazione per fare il punto sulla ricerca in questo campo e sulle possibili attività di screening che potrebbero coinvolgere anche noi farmacisti.

Fondata da due genitori che hanno trasformato la disperazione per la diagnosi del figlio in azione concreta, la FID è oggi un punto di riferimento per la ricerca e il sostegno alle famiglie colpite da diabete di tipo 1.
In occasione del suo 15° anniversario, è importante riflettere sul percorso di questa istituzione e sull’impatto delle sue iniziative nel campo della ricerca sul diabete di tipo 1.
Uno degli aspetti distintivi della FID è il suo approccio indipendente. La Fondazione opera senza legami con aziende farmaceutiche o società scientifiche, sostenendo progetti attraverso finanziamenti ottenuti da donazioni e iniziative di sensibilizzazione. 
Questo le ha permesso di orientare i fondi verso le ricerche più promettenti. L’impegno della Fondazione non si limita, infatti, al semplice finanziamento: attraverso un sistema di bandi competitivi, la FID seleziona i progetti che offrono le migliori prospettive di successo, con particolare attenzione ai giovani ricercatori e alle tecnologie innovative.
In questa ottica, in 15 anni di attività, la FID ha raccolto oltre due milioni di euro, destinati a progetti di ricerca in istituti di eccellenza come il Diabetes Research Institute (DRI) del San Raffaele di Milano e altre strutture prestigiose a livello internazionale.

La ricerca verso una cura definitiva
Ma a che punto è la ricerca? E siamo davvero sulla strada di una terapia capace di risolvere in via definitiva questa malattia di origine autoimmune?
Negli ultimi anni, il progresso nella cura del diabete di tipo 1 è stato significativo. Tra i traguardi più recenti, vi è lo sviluppo dei trapianti di cellule staminali produttrici di insulina, che hanno iniziato a dare risultati incoraggianti. Sebbene sia solo l’inizio, questi trapianti, principalmente eseguiti negli Stati Uniti, aprono nuove speranze per sostituire l’insulina iniettata.
Parallelamente, la ricerca si sta concentrando su terapie capaci di modificare il decorso della malattia, sia prima della diagnosi conclamata che subito dopo l’esordio. Questi studi rappresentano una svolta significativa, non solo per chi è già malato, ma anche per prevenire nuovi casi.
In effetti, gli ultimi anni hanno visto notevoli progressi nella ricerca sul diabete di tipo 1. 
Tra gli sviluppi più promettenti, troviamo:
• Trapianto di cellule staminali: questa tecnologia ha fatto passi da gigante, con i primi trapianti di cellule staminali che producono insulina eseguiti con successo negli Stati Uniti. Sebbene i risultati siano ancora preliminari, questa ricerca offre una nuova speranza per i pazienti che potrebbero un giorno non dipendere più dalle iniezioni di insulina. Questi trapianti sono stati effettuati principalmente su soggetti adulti, ma si stanno valutando estensioni di questi protocolli anche a bambini e adolescenti.
• Prevenzione dell’insorgenza della malattia: un altro campo di ricerca cruciale è quello legato alle terapie preventive. Grazie ai progressi nello screening degli autoanticorpi, è possibile individuare i soggetti a rischio prima che la malattia si manifesti clinicamente. Le terapie sperimentali in questo ambito mirano a bloccare l’attacco autoimmune o a rallentare il deterioramento delle cellule beta pancreatiche. Si stanno studiando farmaci immunosoppressori o modificatori del sistema immunitario che potrebbero rallentare la progressione della malattia nelle persone con alti livelli di autoanticorpi.
•Terapie personalizzate e medicina di precisione: un altro sviluppo significativo è il crescente interesse verso le terapie personalizzate, che tengono conto delle caratteristiche genetiche individuali per sviluppare trattamenti più mirati ed efficaci. 
Nonostante le sfide ancora aperte, la ricerca sul diabete di tipo 1 sta quindi avanzando a ritmo sostenuto. Il traguardo di una cura definitiva per questa malattia autoimmune è più vicino che mai, ma resta ancora molto da fare.

L’importanza delle campagne di screening
Oltre alla cura, occorre concentrarsi sulla prevenzione e, in particolare, sulla individuazione tempestiva della malattia. Da questo punto di vista, lo screening rappresenta la strada da seguire e la farmacia dei servizi può rappresentare un attore i fondamentale importanza per le future campagne sul territorio.
Come ben sappiamo, il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune che si sviluppa a seguito della distruzione delle cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina. Nella maggior parte dei casi, questa condizione viene diagnosticata solo dopo l’insorgenza dei sintomi clinici, quando il danno pancreatico è ormai avanzato e irreversibile. Tuttavia, grazie all’avanzamento delle conoscenze scientifiche, è stato dimostrato che è possibile identificare precocemente i bambini che svilupperanno il diabete di tipo 1 attraverso il rilevamento degli autoanticorpi, proteine che segnalano l’inizio del processo autoimmune.

Lo screening degli autoanticorpi consente di rilevare il rischio di sviluppare il diabete prima dell’esordio clinico, offrendo un’opportunità unica per monitorare la progressione della malattia e intervenire con terapie sperimentali che potrebbero ritardare o prevenire l’insorgenza completa della patologia. 

In Italia, la decisione di implementare uno screening su scala nazionale rappresenta un grande passo in avanti nella gestione del diabete di tipo 1, soprattutto perché si tratta di una malattia che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti.
Anche in termini di individuazione precoce della malattia, la FID offre un esempio virtuoso da prendere come riferimento. La Fondazione, infatti, ha saputo affermasi anche come un’importantissima voce di advocacy per la comunità, ottenendo risultati concreti anche sul piano legislativo. 
Un traguardo di enorme rilevanza è stato raggiunto con l’approvazione della legge n. 130 del 2023, che istituisce lo Screening Pediatrico Nazionale per il diabete di tipo 1 e la celiachia. Questo screening, attivo dal 2025, coinvolgerà tutti i bambini italiani tra 1 e 17 anni, offrendo l’opportunità di individuare precocemente il rischio di sviluppare la malattia tramite il rilevamento degli autoanticorpi. Va detto che le farmacie, almeno per il momento, non saranno coinvolte in questa iniziativa. Il test sarà infatti effettuato dai pediatri di famiglia e consisterà in un semplice prelievo di sangue o un test di pungidito per rilevare la presenza di autoanticorpi specifici per il diabete di tipo 1 e la celiachia. I campioni raccolti verranno poi inviati a laboratori centralizzati per l’analisi. Per i bambini che risulteranno positivi agli autoanticorpi, sarà previsto un percorso di follow-up presso centri specializzati. Questo monitoraggio costante permetterà di seguire l’evoluzione della malattia e di intervenire tempestivamente con terapie sperimentali, se disponibili, o semplicemente fornendo un supporto continuo alla famiglia per affrontare la malattia in modo consapevole e preparato.
La farmacia dei servizi potrà fare la sua parte nel prossimo futuro in campagne di screening che si possano affiancare o integrare quelle già esistenti. Lo dimostrano diverse iniziative già in atto sul territorio. Del resto, sappiamo bene i benefici che possono derivare da uno screening diffuso ed efficace. Tra questi:
• Prevenzione delle emergenze sanitarie: La diagnosi precoce ridurrà drasticamente i casi di esordio improvviso della malattia, che spesso comportano ricoveri d’urgenza in terapia intensiva a causa della chetoacidosi diabetica, una grave complicanza del diabete non trattato.
• Intervento tempestivo: Sapere in anticipo che un bambino svilupperà il diabete di tipo 1 permette ai medici di monitorare l’evoluzione della malattia e, in futuro, potrebbe consentire l’accesso a terapie che rallentino o blocchino la progressione della malattia.
• Riduzione dello stress per le famiglie: La consapevolezza che il proprio figlio è a rischio permette alle famiglie di essere preparate e supportate da un team di esperti sin dalle prime fasi, riducendo lo shock e lo stress psicologico legati a una diagnosi improvvisa.
• Ottimizzazione delle risorse sanitarie: Il monitoraggio precoce e l’intervento tempestivo potrebbero ridurre il peso economico e logistico dei ricoveri e delle complicanze a lungo termine, migliorando l’efficacia dell’assistenza sanitaria.


Il ruolo dei farmacisti: partner essenziali nella lotta al diabete di tipo 1
In questo nuovo contesto di prevenzione e diagnosi precoce, noi farmacisti possiamo svolgere un ruolo fondamentale. 
Come professionisti della salute a stretto contatto con le famiglie, ci troviamo infatti in una posizione privilegiata per informare i genitori sull’importanza dello screening e sulla gestione del diabete di tipo 1 nei bambini a rischio. 
Grazie alle nostre competenze, possiamo offrire supporto nell’uso dei dispositivi di monitoraggio della glicemia e nella comprensione delle terapie, contribuendo a migliorare la gestione quotidiana della malattia.
Inoltre, grazie allo sviluppo della farmacia dei servizi, abbiamo la possibilità concreta diventare un punto di riferimento importante per promuovere campagne di sensibilizzazione e fornire materiali informativi aggiornati sulle nuove terapie e sugli sviluppi della ricerca scientifica. 
La nostra funzione educativa diventa quindi essenziale, soprattutto nelle aree più remote, dove il contatto con specialisti può essere più limitato.

COSA È IL DIABETE DI TIPO 1

Il diabete di tipo 1, che ancora oggi molti pazienti confondono con il più diffuso diabete di tipo 2, è una malattia autoimmune, causata da un “corto circuito” del sistema immunitario, che scatena contro le cellule pancreatiche che producono l’insulina (beta cellule) degli autoanticorpi che le distruggono.
Oggi, l’unico modo per sopravvivere per le persone colpite è iniettare insulina molte volte al giorno, per tutta la vita. La terapia insulinica per un diabetico di tipo 1 è una delle terapie più complesse che esista in clinica, essendo il fabbisogno del farmaco determinato da molti fattori diversi, come il cibo ingerito e la quantità di attività fisica svolta. 
In genere, dopo un iniziale set-up con il diabetologo, le dosi di insulina vengono decise autonomamente dai pazienti, con gravi rischi di iniettarne in eccesso o in difetto, il che può causare complicanze acute o croniche, tra cui il coma per ipoglicemia o, all’opposto, per chetoacidosi diabetica.
L’esordio della malattia è spesso un trauma per famiglie e malati, nel 50% dei casi il diabete di tipo 1 infatti insorge nei bambini. In tutto i malati nel nostro paese sono tra i 200 e i 300 mila.

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