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CURCUMINA: UNA NUOVA FRONTIERA NEL TRATTAMENTO DELL’ATROFIA MUSCOLARE SPINALE?

CURCUMINA: UNA NUOVA FRONTIERA  NEL TRATTAMENTO  DELL’ATROFIA MUSCOLARE SPINALE?
Un recente studio condotto dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università di Pavia, ha gettato nuova luce su un possibile approccio complementare al trattamento della SMA: l’uso della curcumina, un potente antiossidante estratto dalla curcuma che noi farmacisti conosciamo bene e spesso consigliamo, come integratore alimentare, per una serie di benefici legati anche alla sua azione antinfiammatoria e neuroprotettiva.

La SMA è una patologia degenerativa che colpisce principalmente i neonati, i bambini e i giovani adulti, causando una progressiva perdita delle funzioni motorie e respiratorie a causa della degenerazione dei motoneuroni. L’insorgenza di questa malattia deriva da una mutazione nel gene SMN1 (Survival Motor Neuron 1), il quale è responsabile della produzione della proteina SMN, essenziale per la sopravvivenza dei motoneuroni, ovvero di un particolare tipo di neuroni motori che controllano i movimenti muscolari volontari, inclusi quelli necessari per respirare e deglutire. La mancanza di proteina SMN porta alla degenerazione progressiva di questi neuroni, con conseguente atrofia dei muscoli scheletrici.
La malattia si suddivide in quattro tipi principali, in base all’età di esordio e alla gravità dei sintomi: il tipo I, noto come la malattia di Werdnig-Hoffmann, è il più grave, con esordio nei primi mesi di vita; il tipo IV è la forma meno severa, che si manifesta in età adulta.
Negli ultimi anni, la ricerca farmacologica ha esplorato numerose strade terapeutiche per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti atrofia muscolare spinale.
In particolare, di recente sono stati introdotti trattamenti innovativi per la SMA che mirano a correggere la carenza di proteina SMN. Farmaci come nusinersen (Spinraza) e risdiplam (Evrysdi) agiscono modificando lo splicing del gene SMN2, una copia meno efficiente del gene SMN1 che produce una versione ridotta della proteina SMN e può, in alcuni casi, attenuare la gravità della malattia aumentando la produzione di proteina SMN. Un altro approccio è la terapia genica con onasemnogene abeparvovec (Zolgensma), che fornisce una copia funzionale del gene SMN1. Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono in modo ottimale a questi trattamenti, rendendo necessario lo sviluppo di terapie complementari.

Lo Studio: 
Curcumina e SMA
Il recente studio pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences ha esaminato gli effetti della curcumina sulle cellule staminali neurali (NSC) in un modello di SMA. Le cellule staminali neurali, in grado di differenziarsi in motoneuroni, offrono un interessante modello per studiare nuove strategie terapeutiche. La curcumina, il principale composto polifenolico della curcuma, ha già mostrato potenziali benefici in numerosi contesti patologici, tra cui malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Nel contesto della SMA, i ricercatori hanno osservato che la curcumina può attivare la traslocazione della proteina Nrf2 (nuclear factor erythroid 2–related factor 2) nel nucleo della cellula. Nrf2 è un fattore di trascrizione coinvolto nella risposta antiossidante del corpo. In questo caso, la sua attivazione non ha soltanto aumentato la produzione di fattori antiossidanti, ma ha anche stimolato l’attivazione del promotore del gene SMN, portando a un incremento della proteina SMN funzionante nelle cellule affette da SMA.
Questo meccanismo è particolarmente interessante per i pazienti che non rispondono in maniera adeguata ai trattamenti attualmente disponibili.


Le Prospettive Terapeutiche della Curcumina
Gli autori dello studio, tra cui Raffaella Adami e Daniele Bottai dell’Università di Milano, e Monica Canepari dell’Università di Pavia, hanno concluso che, sebbene la curcumina non possa sostituire i farmaci attualmente in uso, essa potrebbe rappresentare una promettente terapia nutraceutica per quei pazienti che non rispondono adeguatamente ai trattamenti farmacologici standard.
Uno degli aspetti più rilevanti è l’effetto della curcumina sullo stress ossidativo, un fenomeno associato alla degenerazione cellulare e che sembra essere particolarmente elevato nelle cellule affette da SMA. Riducendo i livelli di stress ossidativo, la curcumina può aiutare a proteggere i motoneuroni da ulteriori danni, contribuendo a rallentare la progressione della malattia. La ricerca sulla curcumina nel contesto della SMA è dunque ancora in una fase preliminare, ma i risultati ottenuti finora offrono spunti promettenti. 
Sebbene la curcumina non possa sostituire i trattamenti attuali, come le terapie geniche o i modulatori dello splicing genico, potrebbe rappresentare un’importante aggiunta nel trattamento di pazienti che non rispondono completamente alle terapie standard. In questo senso, la curcumina si inserisce nel campo della medicina nutraceutica, che sta guadagnando sempre più attenzione per il suo potenziale ruolo di supporto nelle malattie croniche e degenerative. 
La prossima fase della ricerca dovrebbe concentrarsi su studi clinici per confermare i risultati osservati in vitro e negli studi preclinici.

Implicazioni per i Farmacisti
Per i farmacisti, questo studio non rappresenta unicamente un importante passo avanti nella comprensione delle terapie complementari per malattie neurodegenerative come la SMA. 
Oltre a questo, infatti, lo studio offre spunti di interesse per meglio comprendere l’azione della curcumina e i suoi potenziali utilizzi per il futuro. 
Anzitutto, lo studio ci fa comprendere che, sebbene questa sostanza sia un composto naturale, è fondamentale valutare attentamente le sue potenziali interazioni con i farmaci convenzionali, dal lato opposto, occorre sempre avere a mente la sua limitata biodisponibilità, aspetto di particolare importanza anche per quanto l’utilizzo degli integratori. La curcumina, infatti, ha una bassa biodisponibilità orale, il che limita il suo assorbimento nel tratto gastrointestinale. 
Tuttavia, recenti studi stanno esplorando vari metodi per migliorarne l’assorbimento, tra cui l’uso di nanoparticelle, liposomi e formulazioni con piperina, un alcaloide del pepe nero noto per aumentare la biodisponibilità della curcumina fino al 2000%.
Per i farmacisti, è quindi cruciale considerare queste variabili nella scelta e nella raccomandazione di integratori a base di curcumina per le sue note azioni antiossidante e antinfiammatoria. 
Per quanto riguarda invece l’uso della curcumina per il trattamento della SMA, chiaramente noi farmacisti non siamo coinvolti in prima persona nelle scelte terapeutiche per questa grave patologia. 
Tuttavia, ci può essere utile essere a conoscenza delle ultime evidenze scientifiche riguardanti i potenziali benefici della curcumina, delle sue interazioni farmacologiche e della sua biodisponibilità. 
Del resto, la crescente attenzione verso la medicina nutraceutica, è sotto gli occhi di tutti e il futuro della ricerca potrebbe confermare ulteriormente l’importanza terapeutica e le potenzialità di questa sostanza, offrendoci nuovi strumenti per affrontare le sfide terapeutiche che ci troviamo di fronte. 

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