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Utifar

16 marzo 2024
di Alessandro Fornaro
Rif. rivista Nuovo Collegamento 2-2024
Colon irritabile: in farmacia un aiuto nella ricerca delle soluzioni
Cè un disturbo, molto diffuso e ben conosciuto, rispetto al quale esistono ancora limiti nella diagnosi e nell’approccio alla sintomatologia. Si tratta della sindrome da colon irritabile, una condizione spesso sottovalutata da chi ne soffre, nonostante la sua alta incidenza nella qualità della vita. La farmacia può avere un ruolo attivo nell’aiutare i propri clienti a riconoscerla e nell’offrire un supporto rispetto all’adozione di corretti stili di vita.

Cè un disturbo, molto diffuso e ben conosciuto, rispetto al quale esistono ancora limiti nella diagnosi e nell’approccio alla sintomatologia. Si tratta della sindrome da colon irritabile, una condizione spesso sottovalutata da chi ne soffre, nonostante la sua alta incidenza nella qualità della vita. La farmacia può avere un ruolo attivo nell’aiutare i propri clienti a riconoscerla e nell’offrire un supporto rispetto all’adozione di corretti stili di vita.

Si stima che colpisca dal 10 al 20% della popolazione italiana, con una prevalenza nelle donne e in chi vive nelle aree urbane.
I suoi sintomi sono noti e facilmente riconoscibili, anche se spesso possono essere confusi con quelli di altri disturbi, in particolare con l’intolleranza al lattosio o al glutine. Si sa anche molto sugli stili di vita corretti da adottare e sulle diete più appropriate per contrastarla. Non si tratta, insomma, di una malattia rara, nuova o poco conosciuta.
Tuttavia, non siamo lontani dal vero quando nutriamo la percezione che questo disturbi sia ampiamente sottodiagnosticato, mal curato e sottovalutato anche da chi ne soffre in prima persona.
La difficoltà per gli utenti di accedere alle visite specialistiche, con particolare riferimento ai tempi di attesa e ai costi, accanto alla attuale carenza della medicina del territorio, acuiscono i rischi di un approccio non corretto e non tempestivo al problema.
Ecco allora che le farmacie, in particolare quelle con un elevata predisposizione all’offerta dei servizi, possono colmare un vuoto informativo e collocarsi dalla parte dei propri utenti, aiutandoli a comprendere questo disturbo, ad avvicinarsi ad una corretta diagnosi medica e ad adottare i più opportuni stili di vita per controllare l’andamento della sintomatologia. è ampio anche lo spazio per il consiglio di integratori e di prodotti di libera vendita, come quelli a base di fibre idrosolubili o di probiotici.
Sempre partendo, ma è inutile ricordarlo, da una profonda conoscenza da parte del farmacista del disturbo e da un continuo percorso di formazione e di aggiornamento.

Le difficoltà diagnostiche
Va detto che la diagnosi medica non è veloce, essendo una sorta di diagnosi “ad escludendum”. Sono quindi necessari una serie di test e di esami che, oltre a determinare una dilatazione dei tempi, non facilitano le spesso già problematiche interazione con i medici delle quali abbiamo accennato.
Alcune delle condizioni che possono essere confuse con questo disturbo includono la celiachia, alcune condizioni infiammatorie croniche intestinali come la colite ulcerosa e la malattia di Crohn, oltre ad eventuali infezioni intestinali causate da batteri, virus o parassiti.
Dopo i 50 anni andrebbe indagato anche il sangue occulto, per escludere l’eventualità di tumori al colon che potrebbero rappresentare una possibile causa di sintomi simili alla sindrome da colon irritabile.
Nonostante queste difficoltà, negli ultimi anni, ci sono state importanti innovazioni nel campo della diagnosi e della gestione del disturbo, nonché un crescente interesse per gli approcci dietetici personalizzati.
In particolare, di recente la ricerca ha evidenziato l’importanza di un approccio multidimensionale che preveda, accanto alla dovuta attenzione rispetto ai sintomi gastrointestinali tipici, come dolore addominale, gonfiore e cambiamenti nel modello delle evacuazioni intestinali, una sempre maggiore attenzione a fattori come lo stress, l’ansia e la depressione, elementi che possono influenzare significativamente la gravità dei sintomi.
Nel prossimo futuro, uno tra gli sviluppi più significativi nella diagnosi che potrà coinvolgere la farmacia dei servizi sarà l’implementazione dell’uso di test genetici e dell’analisi del microbioma intestinale.
Studi recenti hanno infatti evidenziato differenze nel microbioma intestinale tra i pazienti affetti da sindrome da colon irritabile e quelli sani, aprendo la strada a potenziali biomarcatori che potrebbero accelerare i tempi necessari per la diagnosi.

Attuali Raccomandazioni Alimentari
Per coloro che risultano affetti dalla sindrome da colon irritabile, l’attenzione all’alimentazione svolge un ruolo fondamentale nel gestire i sintomi e nel migliorare la qualità della vita. Le raccomandazioni alimentari si basano spesso sull’individuazione di alimenti specifici che possono scatenare o peggiorare la sintomatologia. Anche se non esiste una dieta universale che funzioni per tutti, alcuni regimi alimentari portano notevoli benefici nella quasi totalità dei pazienti che trovano beneficio nell’esplorare approcci dietetici particolari come:
- Dieta a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili). Questi sono carboidrati che, fermentando, che possono causare sintomi gastrointestinali in alcuni individui sensibili. Una dieta a basso contenuto di FODMAP può essere efficace nel ridurre i sintomi di gonfiore, dolore addominale e diarrea.
- Fibra Solubile, presente in molti integratori e in alimenti come avena, semi di lino e frutta come le mele. L’utilizzo di queste fibre, anche assunte sotto forma di integratori alimentari, può aiutare a regolare il transito intestinale e migliorare la consistenza delle feci.
L’introduzione graduale di fibra solubile nella dieta può essere inoltre particolarmente utile per coloro che soffrono di costipazione associata al disturbo.
- Limitazione degli alimenti Trigger. Molti pazienti con sindrome da colon irritabile individuano specifici alimenti che determinano un aumento della sintomatologia. Il farmacista, attraverso un corretto approccio comunicativo, può di certo aiutare il paziente a riconoscere questi alimenti che, del resto, possono variare notevolmente da persona a persona. Tra i più ricorrenti si possono tuttavia riscontrare latticini, cibi piccanti, caffeina e alcol.
Tenere un diario alimentare può essere utile nel identificare gli alimenti che causano problemi.
- Gestione delle emozioni.
È stato dimostrato che lo stress può esacerbare i sintomi.
Tecniche di gestione dello stress, come la meditazione, lo yoga e la terapia cognitivo-comportamentale, possono aiutare a ridurre la gravità dei sintomi e migliorare la qualità della vita.

Farmaci comunemente utilizzati
Vista la molteplicità dei fattori eziologici alla base del disturbo, i farmaci più di frequente utilizzati per la sindrome del colon irritabile sono indirizzati anzitutto alla cura dei sintomi. Le opzioni terapeutiche maggiormente prescritti comprendono anzitutto i farmaci anticolinergici e antispastici appartenenti alla classe degli antimuscarinici (mebevirina, scopolamina, propantelina).
Possono rivelarsi utili perché in grado di controllare la secrezione gastrica e la motilità intestinale e per contrastare eventuali spasmi della muscolatura liscia.
Proprio al fine di ottenere questo ultimo effetto, alcuni medici fanno talvolta ricorso all’impiego di farmaci antidepressivi, impiegati per la loro azione nell’alleviare anzitutto il dolore addominale, ma anche il gonfiore e la diarrea. L’esatto meccanismo d’azione non è completamente chiaro, ma si ipotizza che gli antidepressivi nella IBS agiscano attraverso diversi modi.
In primo luogo aumentando i livelli di serotonina e noradrenalina nel sistema nervoso centrale, che possono influenzare la motilità intestinale e la percezione del dolore. Possono inoltre contribuire a ridurre l’infiammazione intestinale o ad agire direttamente sui recettori del dolore nel sistema nervoso centrale, riducendo la sensazione di dolore addominale. Quando il sintomo principale risulta essere la costipazione, oltre a suggerire l’impiego prodotti lassativi, talvolta il medico prescrive farmaci come la linaclotide o la prucalopride. Questi sono farmaci particolarmente interessanti nel trattamento del disturbo. Nello specifico, è importante sottolineare che la linaclotide si differenzia dai farmaci antimuscarinici, ai quali viene spesso assimilato. Appartiene, infatti, a una classe diversa di farmaci chiamata agonisti della guanilato ciclasi-C.
La linaclotide agisce aumentando la secrezione di fluidi nell’intestino, aiutando ad ammorbidire le feci e favorire la peristalsi. È specificamente approvata per la IBS con stitichezza (IBS-C) e la stipsi idiopatica cronica (CIC).

Gli antimuscarinici, come quelli elencati in precedenza, agendo invece rilassando la muscolatura intestinale, non sono tipicamente utilizzati per l’IBS-C, ma possono essere prescritti per l’IBS con diarrea (IBS-D) al posto, o in aggiunta dei più classici farmaci andidiarroici come la loperamide.
La prucalopride è un farmaco appartenente alla classe dei procinetici, ovvero stimolatori della motilità intestinale.
Viene utilizzata per il trattamento della stipsi cronica, ovvero la stitichezza persistente per almeno tre mesi, nelle donne adulte in cui i lassativi tradizionali non hanno avuto un effetto soddisfacente.
La molecola agisce legandosi ai recettori della serotonina di tipo 5-HT4 presenti a livello della parete intestinale. Questo stimola la contrazione della muscolatura liscia dell’intestino, favorendo il transito delle feci e la defecazione. Come abbiamo visto, le ultime novità diagnostiche e le raccomandazioni alimentari per la sindrome da colon irritabile riflettono un approccio sempre più personalizzato alla gestione della condizione.

Mentre la ricerca continua a fare progressi nel comprendere le cause sottostanti a questo disturbo e nell’identificare nuovi trattamenti, l’attenzione all’alimentazione e allo stile di vita rimane un elemento cruciale nel fornire sollievo ai clienti della farmacia affetti da questa patologia cronica. Adottare un approccio comunicativo teso a riconoscere questa condizione, inserire tra i servizi offerti test che aiutino il medico nel percorso diagnostico, consigliare l’approccio alimentare più corretto sono tre opportunità che il farmacista moderno non può lasciarsi sfuggire per valorizzare la propria professione e, al tempo stesso, per aiutare un gran numero di propri clienti che, per le ragioni personali più disparate, tendono a sottovalutare questo fastidioso e debilitante disturbo di cui, a ben pensarci, chi più e chi meno, soffre gran parte della popolazione.

Un disturbo sottostimato

  • Lo studio SIGE (Studio Italiano sulla Gastroenterologia) ha rilevato che la prevalenza di IBS in Italia è del 12,5%.
  • Un’indagine nazionale condotta nel 2022 ha stimato che il 19,2% degli italiani soffra di IBS.
  • Prevalenza: colpisce circa il 10-20% della popolazione italiana, con una netta prevalenza del sesso femminile (rapporto 2:1).
  • Fascia d’età: è più comune tra i 20 e i 50 anni, ma può colpire persone di tutte le età.

Le manifestazioni: il tipo di sindrome da colon irritabile (IBS) più comune è quello a diarrea predominante (IBS-D), seguita dalla IBS a stipsi predominante (IBS-C) e dalla IBS a forma mista (IBS-M).
Comorbilità: L’IBS è spesso associata ad altre condizioni, come ansia, depressione e fibromialgia.
Qualità della vita: il disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, limitando le loro attività quotidiane e sociali.

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