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17 giugno 2010
di
Rif. rivista Luglio - Agosto 2010

La sensibilizzazione e l'informazione divengono essenziali per la lotta al bipolarismo. Solo così si può fare una diagnosi precoce, attuare strategie preventive e usare i farmaci appropriati

Di recente, alcuni personaggi famosi come Robbie Williams e Mel Gibson hanno dichiarato di soffrire di disturbi bipolari. Il rischio di rilasciare queste dichiarazioni è quello di scatenare una moda psicologica legata ad una particolare patologia. Come afferma un gruppo di psichiatri inglesi, in un articolo pubblicato sul Daily Mirror, a livello psichiatrico la resa pubblica di alcune malattie è pericolosa perchè può inflazionare disturbi che magari riguardano solo la personalità. Il disturbo bipolare è una patologia molto seria caratterizzata da un'alternanza di fasi maniacali e fasi depressive. Colpisce circa un milione di persone solo in Italia, soprattutto giovani: l'età media del primo episodio maniacale si aggira intorno ai venti anni. Alla base della patologia c'è sicuramente un'origine genetica, inoltre la metà dei bipolari soffre anche di disturbi di panico. Vivere questa malattia è come stare perennemente sulle montagne russe: si passa ciclicamente da uno stato euforico incontrollabile al desiderio di suicidio. Questa condizione di continui alti e bassi della psiche crea nel malato uno stato di profondo disagio per due motivi: il senso di inaffidabilità (sentirsi sempre in altalena) e il senso di vulnerabilità (legato alla fragilità interna). Il paziente bipolare si sente molto insicuro, incapace di badare a se stesso perchè tutto ciò che lo circonda è in dubbio. Spesso arriva a perdere il controllo della propria vita, si sente inadeguato e si isola. Nella maggior parte dei casi si sente poco accettato da tutte le persone che lo circondano (parenti, amici, colleghi e datori di lavoro) e ammette di avere grosse difficoltà relazionali. Per questo motivo, chi soffre di questi disturbi e non si cura precocemente finisce per peggiorare drasticamente fino ad arrivare alla dipendenza cronica da sostanze di abuso (alcol e droghe) o al suicidio. I bipolari però non sono malati schizofrenici: la loro è una forma di follia consapevole. Soprattutto nella fase depressiva, quella più critica perchè crea maggior disagio, il malato bipolare realizza la patologia e spesso va a richiedere un aiuto medico. La fase euforica/maniacale invece confonde la malattia: ci si sente onnipotenti, si è iperattivi, si dorme poco. L'umore euforico e il carattere vivace mascherano bene la patologia, impedendone il riconoscimento e l'ammissione. Il paziente bipolare, nella fase euforica, vive un rischio del 100 per cento di esporsi ad un evento traumatico, poichè combina cose folli, come misura controfobica rispetto alla sintomatologia ansiosa.

Difficoltà di una diagnosi precoce

Per tutti i motivi prima descritti, una diagnosi precoce della malattia è difficilissima. Nella maggior parte dei casi, tra l'esordio del disturbo e l'inizio delle cure passa troppo tempo: il paziente si cronicizza e vi è un rischio di suicidio elevatissimo. Oltre alla diagnosi tardiva, esiste la problematica di una diagnosi errata: succede di frequente che il disturbo bipolare venga trattato come una semplice depressione e che al paziente vengano somministati farmaci antidepressivi. Le conseguenze sono deleterie: il trattamento a lungo con antidepressivi nei bipolari comporta l'induzione del viraggio maniacale e, nel lungo termine, di cicli rapidi. Le diagnosi errate dipendono dal fatto che solo un terzo delle persone che soffrono di disturbi bipolari si rivolge allo psichiatra-specialista: la maggior parte chiede aiuto al medico di base. Il risultato è che sia la diagnosi tardiva sia quella errata non consentono l'attuazione di strategie preventive di cura.

Quanti la conoscono

Nonostante l'Organizzazzione mondiale della Sanità (Oms) consideri il disturbo bipolare come la sesta causa di disagio sociale, nel mondo quasi nove persone su dieci non conoscono questa malattia. Secondo una recente indagine realizzata a marzo 2010 da Gfk Eurisko dal titolo "Mania e Depressione", l'85% degli italiani non ha mai sentito parlare di disturbo bipolare. Eppure quasi la metà della popolazione ritiene che potrebbe avere delle difficoltà a lavorare con un bipolare; mentre un connazionale su tre pensa che non riuscirebbe a diventarne amico. I pazienti infatti si sentono poco accettati, vi è una sorta di stigma, di paura a confessare la malattia. Solo nel mondo artistico si riesce a dichiarare la propria patologia, ma è un modo per diversificarsi e per far parlare di sè, visto che esiste anche un'associazione tra bipolarismo e creatività.

Cure e farmaci: la quetiapina

Oggi possiamo usufruire di farmaci antipsicotici atipici, tipo la quetiapina, in grado di trattare il disturbo bipolare con buoni risultati. La quetiapina è una molecola duale in quanto ha un' azione sia antidepressiva sia antimaniacale. Il suo meccanismo d'azione è bipolare, antidepressivo e antimaniacale, capace inoltre di prevenire il viraggio verso l'opposta polarità.

Meccanismo d'azione della quetiapina

• azione antimaniacale:

la quetiapina agisce come antagonista del recettore D2, inibendo la neurotrasmissione dopaminergica. L'iperattività della dopamina a livello limbico è responsabile delle principali cause del disturbo maniacale nella depressione bipolare.

• azione antidepressiva:

inibisce il trasporto della noradrenalina a livello della sinapsi aumentando la concentrazione di noradrenalina e favorendo la trasmissione noradrenergica. Il deficit di noradrenalina è rilevante nella genesi dei sintomi depressivi.

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