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17 giugno 2010
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Rif. rivista Luglio - Agosto 2010

Nel corso del convegno Utifar a Cosmofarma è stato proposto un rivoluzionario metodo per gestire la farmacia definendo a priori il guadagno che si punta ad ottenere.

Sono questi anni decisivi per la farmacia italiana, anni di grandi cambiamenti epocali dettati dalla volontà di trasformare la armacia in un presidio socio assistenziale sul territorio o meglio, come piace affermare al Ministro della Salute Francesco Fazio, nella "porta d'ingresso del cittadino nel mondo della salute".

Queste, scelte dettate non solo da nobili intenzioni nell'interesse della popolazione e della tutela della salute pubblica ma scelte motivate, anche e soprattutto, dalla necessità di trovare alla farmacia un nuovo ruolo, una nuova connotazione che possa permetterle di essere inserita in un sistema economicamente sostenibile e non, come sino ad oggi forse è stato,di continuare ad essere il mezzo utile a reperire le risorse necessarie al ripiano della Spesa Sanitaria.

Dal 2001, che con l'emanazione della legge 405 e l'introduzione dello sconto scalare si candida a ragion veduta al titolo di "annus horribilis" per la farmacia italiana, passando per gli anni 2005 e 2006, che ricorderemo per la pubblicazione delle leggi Storace prima e Bersani poi, non dimenticando il 2007 con l'introduzione del pay-back dello 0,6%, sino allo scorso anno, con il provvedimento di riduzione del 12% del prezzo dei farmaci generici ed il contributo aggiuntivo temporaneo dell'1,4% della spesa convenzionata lorda (77/2009), meglio conosciuto come "legge per l'Abruzzo" e senza dimenticare i numerosi provvedimenti di riduzione del prezzo dei medicinali, varati, dal Governo e dall'AIFA, a partire dal 2006 sino ad oggi, abbiamo assistito ad un continuo susseguirsi di provvedimenti che hanno minato le basi, le fondamenta, dei bilanci delle nostre farmacie.

Senza perdere di vista il giusto obbiettivo della razionalizzazione e del contenimento della spesa farmaceutica, non e più possibile considerare la farmacia come il parafulmine al quale aggrapparsi per correggere le discrasie e gli sprechi di un Sistema Sanitario Nazionale che disperde sostanziali risorse economiche nei meandri di una spesa ospedaliera fuori controllo, di una distribuzione dei farmaci del pht che produce pochissimi risparmi e molteplici disagi al cittadino e che tiene in scarsa considerazione un sistema farmaceutico, quello Italiano, che costa il 40% in meno rispetto alla media Europea, ma che garantisce un servizio capillare ed efficiente, certamente superiore alla media in Europa.

Nei prossimi due anni i brevetti ed i certificati complementari della quasi totalità dei farmaci di classe A, oggi ammessi al rimborso, arriveranno alla loro naturale scadenza, causando l'inevitabile diminuzione del prezzo dei farmaci, con il conseguente calo del fatturato Ssn della farmacia e della sua redditività. A questo quadro di per se significativo, si aggiunge la volontà, ormai apertamente manifestata dal Ministro Fazio, ultima in ordine temporale in occasione dell'Assemblea Nazionale dell'Adf, di operare una revisione al ribasso del 3- 3,50% sui margini della farmacia. Dove troveremo le risorse necessarie a trasformare la farmacia nella farmacia dei servizi? Dove le risorse per continuare a mantenere alto il livello qualitativo del nostro primo servizio, la distribuzione del farmaco sul territorio? Utifar, nei Convegni di Caserta e di Roma nello scorso anno, ha provato a portare il proprio contributo al tentativo di fornire una risposta a questi preoccupanti interrogativi.

In occasione di Cosmofarma 2010, con il prezioso contributo e la collaborazione dei dottori commercialisti Franco Lucidi, Marcello Tarabusi, Giovanni Trombetta e Roberto Santori, la cui interessantissima relazione leggerete in questo numero, proseguiamo nel nostro intento, nella speranza che la farmacia Italiana, alla quale si chiede sempre più ma si è disposti a concedere sempre meno, possa intravedere quelle prospettive di sicurezza e stabilità, ormai da tempo dimenticate, dalle quali dipende la possibilità di operare passi in avanti per assicurare al cittadino il miglior servizio possibile.

Una rivoluzione nei bilanci

Niccolò Copernico, nel XVI secolo, rivoluzionò notoriamente l'astronomia con la teoria eliocentrica (il sole al centro del sistema di orbite dei pianeti) eclissando la sino ad allora vigente teorica geocentrica (la terra al centro della sistema solare).

Nessuno ha invece mai osato rivoluzionare il metodo delle scritture contabili e del bilancio introdotto nella ragioneria - sempre nel XVI secolo - dal matematico italiano, il frate Luca Pacioli, che è infatti rimasto sostanzialmente immutato fino ai giorni nostri.

E' forse quindi il caso, naturalmente senza la minima presunzione, tentare di proporre una qualche rivoluzione copernicana anche nella ragioneria, dove ha sempre dominato, specie nei bilanci delle imprese, il dogma "ricavi - costi = utile d'esercizio", secondo il quale, per venire a noi, il guadagno (del titolare della farmacia o dei soci della società) è una entità che si determina in ciascun esercizio annuale in modo residuale dopo aver cioè sottratto tutti i costi relativi all'attività d'impresa ai ricavi realizzati nel medesimo anno.

In periodi di crisi economica generale, di contrazioni delle vendite al Ssn e di riduzione del margine di utile sui farmaci, si corre per di più il rischio che l'utile della farmacia diventi un'entità residuale in tutti i sensi, non soltanto quindi come metodo di calcolo, ma anche sul piano dei numeri, e dunque come quantità, se non si procede ad una adeguata diminuzione dei costi gestionali proporzionalmente alla diminuzione dei ricavi.

La "rivoluzione" prospettata consiste nel sostituire quel vecchio dogma con il nuovo "ricavi - utile d'esercizio = costi". Il guadagno deve perciò diventare, almeno in via di tendenza, un'entità fissa e stabilita aprioristicamente, mentre i costi, questi sì, assumono forma residuale perché contenuti nella differenza tra i ricavi realizzati e l'utile della farmacia

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